Abbiamo chiesto al noto ecclesiologo don Severino Dianich un contributo che aiuti a collocare l’attuale stagione sinodale nel quadro del cammino percorso dalla Chiesa nell’arco del post-concilio. La sua puntale analisi pone in evidenza come molte istanze presenti in Lumen gentium siano state successivamente depotenziate, e permette di leggere l’intenzione di papa Francesco di indire un ‘Sinodo sulla sinodalità’ come originata dalla constatazione dell’inadeguatezza della prassi e della normativa attuale rispetto alle intenzioni del Concilio. Per questo – auspica l’autore – «è necessario che il Sinodo riacquisti quell’audacia della fede, che ha contrassegnato i Padri del concilio Vaticano II, i quali non hanno temuto di impegnare la Chiesa in riforme ben più impegnative», ed è lecito aspettarsi che la prossima sessione 2024 presenti al discernimento del papa concrete proposte di un nuovo ordinamento che, «in alto, renda possibile ai vescovi l’esercizio della potestas collegialis a diversi livelli e, in basso, attivi la partecipazione corresponsabile dei fedeli, dotandoli, grazie a nuove istanze sinodali, in certi ambiti e a certe condizioni, di capacità deliberativa».
Con questo contributo torniamo su qualche pensiero utile a inquadrare le poste in gioco delle prossime elezioni europee. Ne è autore Salvatore Vassallo, professore di Scienza politica presso l’Università di Bologna e direttore dell’Istituto Cattaneo, importante Fondazione di ricerca che da oltre sessanta anni si occupa di studi politici, sociali, culturali ed economici. Lo studio introduce con precisione al funzionamento delle istituzioni europee permettendone un’adeguata comprensione, ma soprattutto si riferisce alle conclusioni di una sofisticata ricerca che ha per base i dati empirici sul comportamento di voto tenuto dagli eurodeputati e dai gruppi politici europei nel corso della 9a legislatura. Questi offrono una prima risposta alle incertezze aperte dal prevedibile mutamento di peso dei tradizionali schieramenti che hanno finora garantito le politiche europee e forniscono indicazioni sul significato dei cambiamenti in atto e sugli scenari che si affacciano per il futuro prossimo.
Il recente 28 aprile, per la prima volta, un Papa ha visitato la Biennale di Venezia dove, presso la casa di reclusione femminile di Venezia-Giudecca, è stato allestito il padiglione della Santa Sede dal titolo Con i miei occhi, curato da Bruno Racine e Chiara Parisi in un continuo confronto con il cardinale Tolentino. Alessandro Beltrami, giornalista e redattore di «Avvenire», descrive l’intervento e ne approfondisce il senso, leggendolo sullo sfondo di una breve storia dei rapporti della Chiesa con l’arte contemporanea. Questa presenza è segno di una rinnovata progettualità a lungo termine che fa capo al Dicastero per la Cultura e l’Educazione e che promuove una nuova ‘politica’ culturale – senza ambizioni egemoniche o intenti apologetici – come forma stessa dell’evangelizzazione: «Il Padiglione della Santa Sede, dall’apparenza così laica, è profondamente sacro ed evangelico. A differenza di tanti discorsi sull’arte spirituale che parla di bellezza, di elevazione, di dimensione ulteriore, questo Padiglione riporta alla vertiginosa orizzontalità dell’esperienza del sacro cristiano […]. La complessa macchina allestita in Con i miei occhi non è una rappresentazione” attraverso l’arte della sesta delle opere di misericordia, visitare carcerati: è essa stessa opera (in tutti sensi) di misericordia».
La problematica dell’educazione alla religione nell’ambiente familiare mantiene una sua attualità – e quindi interesse per la comunità ecclesiale – anche a fronte del crescente affievolirsi delle pratiche. Il tema assume oggi nuove declinazioni a motivo della compresenza sociale di diverse confessioni e della crescente diffidenza verso le istituzioni educative, sia pubbliche sia paritarie. La professoressa Silvia Angeletti, docente di Diritto Ecclesiastico e Canonico presso l’Università degli Studi di Perugia, propone qui un interessante approccio giuridico al tema della libertà religiosa del minore, fondato sulla defi nizione di «best interests of the child» data dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989. Tale prospettiva, che ha il pregio di superare la dicotomia pubblico-privato tradizionalmente collegata alla dialettica tra interessi statali e prerogative familiari nel campo dell’educazione dei minori, viene illustrata prendendo spunto dall’analisi di due recenti sentenze che hanno riguardato il nostro Paese.
Tomáš Halík è da anni uno dei teologi che con maggior lucidità e coraggio pensa e scrive delle sfide del cristianesimo contemporaneo. La sua vita l’ha portato ad attraversare gli anni del comunismo vivendo l’esperienza della ‘Chiesa sotterranea’. Negli anni ’90 è stato segretario generale della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca e Giovanni Paolo II l’ha nominato consulente del Pontificio Consiglio per il dialogo con i non-credenti. Ora è titolare della cattedra di Teologia Spirituale e delle Religioni presso la Facoltà teologica cattolica dell’Università di Praga e rettore della Chiesa di Ss.mo Salvatore (per la pastorale con gli studenti universitari). L’intervista che segue propone - per la rubrica Senti chi parla - molti motivi di interesse, e porta a immaginare nuove declinazioni della presenza della Chiesa in un mondo dove le condizioni e i contesti sociali delle vite e delle menti delle persone stanno cambiando velocemente. Il dialogo è stato condotto da due preti teologi veronesi, i professori Augusto Barbi e Alessandro Scardoni con la mediazione di sr. Denisa Červenková.
Il primo dei Cantieri di Betania proposto per il secondo anno del Cammino sinodale della Chiesa italiana chiede di prestare «ascolto ai diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè “camminano insieme” a tutti coloro che formano la società», inclusi gli ambiti «dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale». L’Arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, in considerazione della condizione di crescente abbandono della regione soprattutto da parte dei giovani, ha deciso di coinvolgersi attivamente dedicando alla realizzazione del Cantiere parte del suo cammino sinodale. Pubblichiamo qui, per la rubrica Esperienze pastorali, un resoconto dell’iniziativa quale signifi cativo e innovativo esercizio di azione pastorale che ha visto una Chiesa locale capace di accogliere una sfida insidiosa e di implementare un modello di progettazione partecipata fra comunità locali e i principali protagonisti del mondo del lavoro a livello regionale. L’autrice della nota, la dottoressa Simona Loperte, è direttrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Potenza.