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LA RIVISTA DEL CLERO ITALIANO

Mensile fondato nel 1920

La Rivista del Clero italiano, mensile fondato nel 1920, è uno strumento di aggiornamento pensato per quanti nella Chiesa italiana rivestono ruoli di responsabilità (vescovi, preti, laici impegnati). Essa propone una linea editoriale attenta ad interpretare le transizioni in atto, sia nel contesto religioso sia in quello socio-culturale.

Gli articoli pubblicati, di taglio prevalentemente non specialistico, mirano ad alimentare un sapere della fede cristiana radicato nella fede evangelica e proprio per questo aperto all'ascolto dell'odierna vicenda storica e alla sua interpretazione credente. La struttura di ciascun fascicolo prevede un editoriale di apertura, cui seguono alcuni studi di interesse generale (biblico, pastorale, teologico, culturale), brevi note, la recensione di un libro particolarmente significativo, e alcuni spunti per la predicazione domenicale.

ISSN carta: 0042-7586
ISSN digitale: 2785-0846

In questo numero

EDITORIALE

«Evangelii Gaudium», dieci anni fa
di Giuliano Zanchi pagine: 4 Scarica

CONTRIBUTI

«Laudate Deum». Cura della dignità umana, della democrazia, della terra
di Teresa Bartolomei pagine: 10 € 3,60
Abstract
Data solennemente il recente 4 ottobre, Festa di San Francesco d’Assisi, in concomitanza con l’apertura del Sinodo dei vescovi e a due mesi dal viaggio di Francesco a Dubai in occasione della COP28, l’Esortazione apostolica Laudate  Deum, che rinnova la preoccupazione del Pontefice per la crisi ambientale e le sorti delle popolazioni più vulnerabili del pianeta. Il testo fa seguito all’Enciclica Laudato si’, cercando di ricostruire quanto accaduto in campo di governance ecologica negli ultimi otto anni e prendendo atto di una sostanziale immobilità. Teresa Bartolomei, docente e ricercatrice presso la facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lisbona, presenta qui le linee fondamentali  del testo, soffermandosi sulle due indicazioni operative proposte da Francesco – ripensamento del dominante modello tecnocratico e riconfigurazione del multilateralismo – per proporre un interessante affondo, nel quadro dell’«ecologia integrale», sui legami che intrecciano crisi della democrazia, paradigma mercatistico e depauperamento antropologico.
«Gaudium et spes» oggi. Una ripresa metodologica. I
di Gilles Routhier pagine: 13 € 3,60
Abstract
Promulgata da Paolo VI il 7 dicembre 1965, l’ultimo giorno del Concilio, Gaudium et spes è probabilmente il documento più discusso; ancor oggi si obietta sulla sua autorevolezza, a motivo dell’indole ‘pastorale’ che la caratterizza e  del riferirsi a una lettura dei «segni dei tempi» di una fase storica ormai tramontata. Il prof. Gilles Routhier, docente di Ecclesiologia e Teologia pratica presso l’Università Laval (Québec), sostiene in questo ampio e originale studio che stare oggi nel solco del suo insegnamento non significa semplicemente ripetere dei contenuti, ma «riprendere il suo gesto» e cioè essenzialmente la capacità di rimanere in quello «stato di ricerca che condusse a porre diversamente i  problemi e a porli in modo nuovo». La lunga gestazione che l’ha segnata ha permesso di maturare un nuovo e appassionato approccio a un mondo divenuto estraneo alla proposta cristiana, sostituendo metodologicamente  l’esposizione dottrinale col dialogo, e assumendo un rinnovato atteggiamento pastorale caratterizzato dalla solidarietà con le attese di tutta l’umanità. «Fare nostra l’eredità della Gaudium et spes è – afferma l’autore – riscoprire  questo lavoro di ricerca e creazione che ha caratterizzato il Concilio, momento in cui con audacia si è raccolta la sfida di rivolgersi a tutti gli uomini di buona volontà e, per farlo, di adottare un atteggiamento di solidarietà, definendo un nuovo metodo, di interpretazione più che di presentazione, che favorisse l’apertura del dialogo». Pubblichiamo qui la prima parte del testo, esposto lo scorso settembre nel quadro di un’iniziativa promossa dalla Formazione  permanente del Clero della diocesi di Milano che prevede la ripresa delle quattro Costituzioni conciliari in vista del Giubileo del 2025.
Cogliere un’occasione. Pensare e praticare una forma ecclesiae nell’inedito contemporaneo
di Paolo Arienti pagine: 10 € 3,60
Abstract
Anche le comunità cristiane in Italia accusano un ampio processo di interruzione della prassi pastorale. Tradizioni, percorsi e strutture quotidiane che hanno configurato il tessuto parrocchiale nostrano lasciano posto a qualcosa di inedito, segnato dalla dimensione dell’occasionale. Avere pastoralmente a che fare con tale liquidità da una parte ricorda che la domanda spirituale è ancora viva, dall’altra provoca i processi più istituzionali ad assumere nuove forme, incidendo su una trasformazione della forma ecclesiae che insieme disorienta e reclama rinnovate coscienze, come cerca di suscitare la stagione sinodale. Don Paolo Arienti, presbitero della diocesi di Cremona e parroco, riflette sul tema cercando di immaginare come sia possibile praticare nuove configurazioni ecclesiali, dalle unità pastorali ai gruppi ministeriali, sino a un audace ripensamento della teologia del laicato nella sua forma di esperienza pratica.  Servono – afferma – sguardi di immaginazione e, forse, nuovi set comunicativi, da condividere innanzitutto con chi nelle comunità vuole superare l’impasse che paralizza e tentare strade inedite che non ignorino l’urgenza  dell’occasionalità e la serietà della missione.
I diaconi. Un ministero per nuove geografie ecclesiali
di Alphonse Borras pagine: 17 € 3,60
Abstract
Negli ultimi decenni la pastorale parrocchiale ha subito un profondo processo di rimodellazione che ha inciso sull’identità territoriale, organizzativa e strutturale delle Chiese locali. Il cambiamento coinvolge inevitabilmente le figure  ministeriali, invocando una riflessione che le ricollochi opportunamente nel nuovo contesto. Mons. Alphonse Borras, professore emerito di Diritto canonico all’Università cattolica di Lovanio e all’Istituto cattolico di Parigi, propone qui  un’ampia riflessione che, lasciando sullo sfondo la teologia del diaconato, offre numerosi spunti pastorali per far avanzare un pensiero sulla questione, affidando alle singole diocesi il compito di una concretizzazione che non può che  tener conto dei singoli contesti d’esercizio del ministero diaconale. Tuttavia mons. Borras non rinuncia a proporre un’immagine sintetica del rinnovato compito diaconale: «L’identità dei diaconi si trova solo nei sentieri della fraternità  […]. Attraverso il loro ministero in comunione con il vescovo e i presbiteri, spetta a loro rendere più fraterno il tessuto della Chiesa e inserirla in tutte le lotte per la dignità umana e nel contempo essere più presenti tanto alle  sofferenze quanto alle aspettative dell’umanità in questo luogo». Il testo che qui pubblichiamo è stato proposto dall’autore al convegno regionale lombardo dei diaconi permanenti tenutosi in ottobre a Brescia sul tema La missione del diacono nelle nuove forme di presenza della Chiesa sul territorio.
Quando la terra non è più santa. Religione, guerra e territorio nel conflitto israelo-palestinese
di Francesco Mazzucotelli pagine: 14 € 3,60
Abstract
In questi giorni assistiamo sgomenti e impotenti all’inaudita scarica violenta del conflitto israelo-palestinese, accompagnati dalle dichiarazioni degli attori politici e dai commenti della comunicazione pubblica che sovente propongono 
letture di parte, semplificate o addirittura fuorvianti. Il saggio che qui pubblichiamo, scritto dal prof. Francesco Mazzucotelli, docente di Storia e cultura del Medio Oriente al dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di  Pavia, si propone con competenza e pacatezza di segnalare evidenze storico politiche e storico religiose che mostrano come la guerra in atto non possa essere ridotta a conflitto in cui la dimensione religiosa sia preponderante, o  ancora essere interpretato secondo lo schema semplicistico e consunto del cosiddetto conflitto di civiltà tra ‘valori occidentali’ mai precisamente definiti e un islam descritto in modalità essenzialiste: «Conviene dunque chiarire che il conflitto israelo-palestinese è nella sostanza un conflitto territoriale e politico tra due progetti concorrenti di stato nazionale che, con differenti argomentazioni storiche e narrative nazionali, rivendicano il controllo dello stesso  territorio. […] Non è dunque, a mio avviso, di religione in termini astratti che si dovrebbe parlare tanto nel contesto israeliano quanto nel contesto palestinese, bensì delle modalità in cui due differenti repertori religiosi (ebraico e  islamico) si intersecano in maniera contestualmente determinata con l’idea di nazione e il progetto di costruzione dello stato nazionale territoriale».
Blaise Pascal. A quattrocento anni dalla nascita
di Alberto Frigo pagine: 10 € 3,60
Abstract
Ricordare Pascal non è semplice esercizio della memoria, è piuttosto occasione per approfondire il dialogo con un pensiero che ormai appartiene quasi atmosfericamente alla cultura religiosa cattolica di base, che si nutre, a volte in  modo non del tutto ordinato, di poche citazioni e molto meno del confronto con le sue opere. Questo preciso e competente intervento del prof. Alberto Frigo, ricercatore presso il dipartimento di Filosofi a «P. Martinetti» dell’Università  degli Studi di Milano, offre le ragioni della persistente modernità di un pensatore e credente che papa Francesco ha definito: «infaticabile ricercatore del vero», «cristiano di razionalità eccezionale», di «intelligenza immensa e  inquieta». Un intellettuale pienamente coinvolto nella cultura del suo tempo, che accoglie la svolta cartesiana per andare oltre nel pensare il cristianesimo. Proprio qui sta la sua attualità, nella: «nettezza nel separare i regimi della  conoscenza tramite ragione e della conoscenza per fede, nella lucidità con cui ne vengono riconosciute le pertinenze rispettive e i limiti, ma, al contempo, nella volontà di articolarli senza pretendere di ricondurli a un ordine superiore e onnicomprensivo».

TERZA PAGINA

L’inedito cristiano. Il grembo di Dio, di Pierangelo Sequeri
di Marcello Neri pagine: 7 € 3,60
Abstract
È in libreria da qualche mese l’ultimo saggio del noto teologo Pierangelo Sequeri: Il grembo di Dio, Città Nuova, Roma 20231. Il testo, che rilegge e rilancia il rilievo teologico del mistero dell’ascensione, cerca di tessere i fili di un «ripensamento delle implicazioni della differenza trinitaria nella sua unità con il corpo del Signore», attraverso un serrato confronto con la storia universale del pensiero, la storia della teologia e – segnatamente – la cultura  contemporanea. Per la rubrica Terzapagina, il prof. Marcello Neri, docente dell’Università Cattolica di Milano, ne offre qui una brillante presentazione, una sorta di invito alle menti credenti ad applicarsi a uno sforzo intellettuale al  quale sono sempre meno abituate, ma che in questo caso promette sorprendenti frutti. Invito in stretta risonanza con una tesi dello stesso Sequeri: «Nella congiuntura attuale, è l’investimento culturale della pro-affezione più  strategico in favore delle masse popolari, per lo più inconsapevoli delle scientifiche amputazioni di umanità che vengono pianificate dai registi dell’ottimizzazione del “segmento adolescente” del replicante libidico perfetto».

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