L’articolo nasce dalla domanda su come raccordare in modo realistico le prassi pastorali rivolte ai giovani con i tratti dominanti della loro visione del mondo, radicalmente mutata rispetto alle generazioni precedenti. La riflessione si avvale delle ricerche del progetto Young’s, condotte nel 2018 dagli uffici pastorali della Diocesi e dall’Università degli Studi di Bergamo. Gli autori, don Claudio Avogadri e don Paolo Carrara, sono presbiteri di Bergamo, dove tengono rispettivamente i corsi di Teologia Fondamentale e di Teologia Pastorale presso la Scuola di Teologia del Seminario. Il saggio mostra anzitutto come oggi sia stata smontata in radice la figura della persona così come intesa negli ultimi secoli, ridisegnando l’idea di identità, di coscienza morale, di appartenenza. Questo modello socio-culturale contemporaneo oggi prevalente appare «inospitale per la fede cristiana». Riconcorrerlo non rende un buon servizio alla causa del Vangelo. In direzione alternativa rispetto a una «pastorale dell’inseguimento», nella seconda parte del contributo (che verrà pubblicato nel prossimo numero) gli autori sostengono che la sfida andrebbe piuttosto raccolta proponendo le ragioni perché il cristianesimo continui, mostrando la pertinenza di queste ‘buone ragioni’ e la modalità della loro praticabilità.
Il 25 luglio 1968 veniva promulgata da Paolo VI la Lettera enciclica Humanae vitae, subito seguita da un ampio dibattito che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, ne caratterizza la recezione. S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, propone qui un articolato e approfondito saggio teso a far emergere la valenza educativa delle istanze pedagogiche e pastorali proposte da Humanae vitae, sottolineando in particolare il contributo dato dalla conoscenza e valorizzazione dei ritmi naturali di fertilità. Secondo l’Autore la visione antropologica che sta al cuore dell’enciclica mantiene la sua forte attualità anche per il nostro tempo: «C ertamente nel quadro della mentalità oggi dominante, che mira a disporre in modo indiscriminato della sessualità umana e a manipolarla a proprio piacimento, ciò che si esprime attraverso il ricorso ai metodi naturali non può che apparire una sudditanza, di fronte a processi naturali e dettami morali. Ma forse risiede proprio in questo essere segno di contraddizione, e quindi esplicita denuncia della deriva culturale ed esistenziale in atto, la permanente forza profetica dell’Humanae vitae».
Con questa riflessione suggerita dalla quotidianità della vita parrocchiale, don Alberto Carrara, già parroco e delegato vescovile per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale della Diocesi di Bergamo, affronta un nodo pastorale strategico per la vitalità della testimonianza ecclesiale: la gestione delle molte, e spesso radicali, differenze che la abitano. La riflessione analizza con realismo le difficoltà e gli inconvenienti che una gestione ‘senza pensiero’ delle differenze provoca in parrocchia perorando un’idea di comunità cristiana come luogo in cui le differenti visioni – riguardo a opinioni politiche, modi di intendere la liturgia, di rapportarsi agli stranieri – possano convivere, «“luogo” nel quale dare senso a tutte le differenze per poi, usciti di casa, vivere da fratelli quelle differenze che la vita, inevitabilmente e quotidianamente, ci impone».
In questo studio don Ezio Bolis, docente di Teologia spirituale presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, presenta i tratti salienti dell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate. L’articolo sottolinea come nell’intenzione di papa Francesco la scelta del tema, a suo modo inusuale, non sia dettata dal desiderio di proporre un trattato sulla santità, ma di «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità» poiché rappresenta un punto fondamentale della sua visione teologica: per Francesco la santità è «il cuore di ogni riforma, personale ed ecclesiale: mettere al centro Dio». Movimento che si realizza nel suo riferimento sostanziale a Gesù e alla quotidianità vissuta nel cuore del popolo di Dio.