Lo scorso 5 febbraio si è tenuta presso l’Università Cattolica di Milano la seconda Giornata di aggiornamento del Clero organizzata dalla Rivista in collaborazione col Vicariato della formazione permanente del clero della diocesi di Milano. Il titolo, Parole che danno vita. Parola cristiana e mondo della vita, segnala l’ambizioso obiettivo della giornata, riflettere sulle possibilità che la parola cristiana ha oggi di essere ancora significativa, vitale e autorevole. Pubblichiamo l’intervento di apertura del noto teologo Pierangelo Sequeri che situa il tema in un’analisi di ampio respiro del quadro culturale e teologico-ecclesiale. La riflessione è costruita come un dittico la cui prima parte analizza in modo sintetico e magistrale le vicende del discorso persuasivo, dalle origini greche alle attuali derive opinionistiche, la seconda affronta il tema della comunicazione della fede nella nostra epoca suggerendo «quattro passi» che le consentano di avvenire in verità e fedeltà al dettato evangelico.
Come è noto, nel prossimo mese di giugno i cittadini dell’Unione Europea saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo, appuntamento che presenta più di un’incognita sia riguardo alla partecipazione al voto, che si preannuncia modesta, sia per la rilevanza delle forze di ispirazione populista che propongono un’idea d’Europa lontana da quella dei padri fondatori. Le circostanze danno a pensare alle comunità cristiane, legate ai frutti di un processo storico che ha portato pace, democrazia, protezione sociale. Condizioni che ora vengono messe in discussione e rischiano di essere archiviate dall’indifferenza dei più. Lo studio di Marc Lazar, professore a Sciences Po di Parigi e alla Luiss Guido Carli di Roma, offre con questo sintetico e illuminante studio gli elementi essenziali per decodificare il presente clima politico, le sue radici recenti e alcune possibili contromisure. Una riflessione previa al compito di discernimento proposto da ogni evento elettorale a tutti i cittadini credenti.
Si aggiunge qui al dibattito sulle nuove forme della parrocchia in quest’epoca di cambiamento la voce di Luigi Berzano, prete e sociologo di fama, a lungo ordinario di Sociologia dei processi culturali presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Torino. La sua sintetica nota ripercorre le categorie con le quali si è cercato di comprendere i mutamenti della parrocchia nel recente passato, mostrando come ormai si mostrino inadeguati a descrivere l’attuale configurazione del credere, pregare, dire Chiesa, dire Dio… La categoria di parrocchia diasporica, «parrocchia che vive in diaspora, disseminata nel cuore della società secolare – il concetto di diaspora mette l’accento sia sulla dispersione spaziale dei componenti, sia sulla durata nel tempo», sembra più adeguata a rendere ragione di molti mutamenti già in corso, segnatamente dove comunità pastorali che coprono un’ampia porzione di territorio fanno venir meno il riferimento locale tipico della parrocchia tridentina.
Al di là delle distrette economico-organizzative nelle quali si dibatte la sanità italiana, negli ultimi anni è cresciuta l’evidenza che i condizionamenti tecnologici ed economici rischiano di incrementare una forma di spersonalizzazione delle cure mediche che porta a sottovalutare l’interazione tra i fattori biologici, psicologici, spirituali e sociali della malattia. Un approccio più completo è quindi auspicabile, e in questa direzione si colloca il crescente interesse in ambito ecclesiale per il tema della spiritualità nella cura, che sta propiziando l’ideazione di proposte formative intente a promuovere un approccio clinico e un accompagnamento pastorale attento alla dimensione spirituale della persona. Don Alberto Frigerio, presbitero della diocesi di Milano e docente di Etica della vita all’ISSR della medesima città, propone qui un’organica e completa riflessione sul senso della spiritualità nella cura, premessa alla promozione di una pratica sanitaria consona ai bisogni del paziente e al rinnovamento della stessa pastorale sanitaria.
«Riabilitare l’immaginazione (anche) in teologia può essere indubbiamente uno dei guadagni dell’apertura e del dialogo con le discipline umanistiche, che hanno proprio nell’immaginazione la loro cifra caratteristica. Oggi, quando il solo intelletto non parla più come una volta, far leva sull’immaginazione e pensare un nuovo immaginario teologico cristiano è un’urgenza per evitare alla teologia di rinchiudersi dentro le strette mura accademiche e non parlare più della e alla vita degli uomini e delle donne del nostro tempo». Con queste parole Gianluca Chemini, giovane prete ambrosiano laureato in Lettere, riassume il senso della sua riflessione, interamente dedicata alla valorizzazione di linguaggi letterari quali indispensabili forme del pensare teologico e dell’agire pastorale. Non semplici strumenti, ma segno di un modo di pensare la presenza della Chiesa nel mondo e del mondo nella Chiesa all’altezza della complessità dei tempi.
Anche quest’anno la copertina della Rivista è arricchita da un’immagine d’arte contemporanea. Dopo Anselm Kiefer e Andrea Mastrovito viene proposta una sorprendente opera del notissimo street artist statunitense Keith Haring, che rivisita con linguaggio ‘pop’ un tradizionalissimo arredo liturgico. Per approfondire il senso di questa scelta proponiamo la rapida ed effi cace scheda preparata da Francesco Tedeschi, professore ordinario di Storia dell’arte contemporanea nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano.
Continuiamo l’esplorazione delle Parole che danno vita pubblicando il resoconto di un altro momento di grande interesse della Giornata di aggiornamento del clero tenutasi il recente 5 febbraio. Si tratta dell’intervista a due importanti personaggi dell’attuale panorama letterario italiano, Maria Pia Veladiano e Daniele Mencarelli. Entrambi, ha sottolineato il prof. Alessandro Zaccuri che ha magistralmente condotto il confronto, «in anni nei quali si ripete in modo un po’ lamentoso che la letteratura non affronta più i grandi temi – la vita, la morte, l’amore, la perdita – hanno dimostrato che non soltanto i grandi temi si possono affrontare ma se ne può parlare in un orizzonte di senso, ottenendo un riscontro da parte delle lettrici e dei lettori tutt’altro che marginale e trascurabile». Le riflessioni qui trascritte – per la rubrica Senti chi parla – portano un rilevante contributo nel ripensare la comunicazione legata alla testimonianza del senso e alla conseguente necessità di conoscere i mondi della vita, dei quali a suo modo la letteratura permette di fare un’esperienza reale a beneficio dell’umanità del lettore.