Un secolo fa moriva il grande scrittore praghese Franz Kafka, lasciando a soli 41 anni un patrimonio letterario di immenso valore. La profondità della sua analisi antropologica, che mette a nudo la fragilità dell’uomo del ‘900 fra le due guerre e anticipa le grandi tempeste che sarebbero arrivate negli anni ’40, non ha perso attualità, come mostra la brillante analisi del noto filosofo Silvano Petrosino. Il suo saggio di lettura è dedicato a uno degli ultimi racconti, La tana, nel quale, dietro la tensione quasi ossessiva che sorregge il protagonista nel suo progetto di costruzione della ‘casa perfetta’, il lettore riconoscerà facilmente le contraddittorie e inquietanti risonanze che accompagnano il tema ‘sicurezza’ nell’Europa di questi nostri anni.
La lettura di queste pagine di don Gottfried Ugolini, prete della diocesi di Bolzano-Bressanone e membro del Consiglio di presidenza del Servizio nazionale per la tutela minori della CEI, si propone come descrizione dei passi necessari a una Chiesa locale che voglia fare i conti con il fenomeno degli abusi accaduti al proprio interno. A partire da un movimento di accoglienza del dolore delle vittime e dalla pratica di un ascolto coraggioso ed empatico, atteggiamenti imprescindibili per avvicinarsi e comprendere il tenore della problematica. L’accoglienza delle vittime coinvolge così su livelli diversi l’intera comunità fino a farsi atteggiamento pastorale, nella convinzione che solo «un ascolto compassionevole e rispettoso permette alle persone abusate di riacquistare la loro dignità e di ottenere giustizia», ritrovando casa nella Chiesa. La riflessione di don Ugolini non dettaglia un percorso pastorale ma permette un approccio significativo e sapienziale a una tematica spinosa, costantemente a rischio di rimozione ecclesiale.
‘Secolarizzazione’ è una categoria molto ampia, alla quale in diversi modi si riferiscono i credenti più pensosi per comprendere la condizione minoritaria del cristianesimo nella cultura postmoderna. Alessandra Gerolin, professore associato di Filosofia morale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Milano, si propone in questo interessante saggio di offrire una rapida recensione di alcuni importanti studi a proposito, per poi approfondire il tema da una prospettiva credente recensendo il dialogo avvenuto tra Charles Taylor, Rowan Williams e Julián Carrón. Il saggio conclude invitando a considerare il fenomeno della secolarizzazione nella sua complessità e ambivalenza e a cogliere il nuovo clima culturale instaurato grazie a essa come «occasione», «dono» e «cammino» dialogico verso una profonda riscoperta dell’identità umana all’interno della quale i cristiani possono portare il contributo originale della speranza che li anima.
Come è noto, Christoph Theobald è uno dei teologi che in modo più caratteristico ha riformulato un’idea di cristianesimo in grado di dialogare con la cultura postmoderna. Roberto Franco Coppa, sacerdote della Diocesi di Nicosia, docente presso lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, ne richiama qui l’impianto concettuale per valorizzarne le ricadute spirituali e pastorali in ordine all’agire missionario della Chiesa. La sua riflessione si concentra sulla pastorale giovanile che, in sintonia col magistero di Francesco e facendo proprio lo stile della «santità ospitale» di Gesù, «può sostenere la scelta di fede dei giovani e indicare nella scelta di una povertà effettiva, nel desiderio di umiltà, nella promozione della giustizia evangelica e in modo particolare nella formazione di piccole comunità di solidarietà una scelta pastorale concreta e generativa di un nuovo stile di vita cristiana».
«Nella reliquia, il fedele riconosce ed esprime il valore di quella carne su cui il tempo celebra la propria potenza distruttiva, su cui la morte prevale, portandola via. […] Spiritualmente essa è promessa, anticipazione di quello che viene, portatrice di un di più che solo la fede può dischiudere, […] segno del futuro cui la creatura è destinata dall’amore, che non si rassegna alla fine, all’assenza, alla cancellazione». In questa prospettiva la breve e profonda meditazione di Teresa Bartolomei, docente e ricercatrice presso la facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lisbona, riprende un tema devozionale screditato dalla modernità, riportandolo alla sua sorgiva densità antropologica, affettiva e spirituale.
In quest’epoca di rapidi cambiamenti alcune indagini dedicate al mondo giovanile mettono in evidenza come all’incremento della connessione digitale sembri associarsi una crescente disconnessione con la tradizione culturale, circostanza che contribuisce a incidere sui processi di trasmissione della fede. Elia Fiore e Luciano Manicardi, monaci della comunità ecumenica di Bose, si concentrano in questo contributo sul valore della dimensione simbolica per come essa trova declinazione nell’arte contemporanea. Ambito da valorizzare secondo gli autori, in quanto predispone una via per instaurare un nuovo rapporto fra i giovani e la ricerca di senso: «Accettare la sfi da di questo cambio di paradigma comporta il coraggio di “dire” la fede in modi diversi, perché le espressioni artistiche sollecitano risposte inedite che non mettono in discussione la fede, ma la ri-narrano e la fanno abitare nel presente. […] Non vi è in fondo un’analogia con quanto fatto da Gesù? [che] ha “detto Dio” con un linguaggio attinto dalla sua contemporaneità, ha forgiato un linguaggio parabolico, comprensibile ma anche spiazzante, che scandalizzava e disorientava per riorientare a Dio».