Maria Cristina Bartolomei, teologa, docente di Filosofia morale e di Filosofia della religione presso l’Università di Milano, propone un intervento di largo respiro che colloca la «questione femminile» nella Chiesa cattolica sullo sfondo della millenaria cultura androcentrica, velocemente assorbita dallo stesso cristianesimo nonostante gli espliciti anticorpi scritturistici di cui disponeva. Il comune cammino – civile ed ecclesiale – di riconoscere pari dignità alle figure maschili e femminili trova nel cattolicesimo una specifica declinazione attorno alla questione dell’ordine sacro. L’autrice invita però a non polarizzare il tema attorno a essa, a non farne il punto d’avvio: «Fare dell’ammissione al ministero ordinato, così come è ora, la soglia irrinunciabile per la soluzione della disparità eclatante tra uomini e donne nella Chiesa, stridente con il vissuto sociale e culturale attuale, potrebbe, paradossalmente, essere un altro modo per giustificare il non cambiare il molto che si può e si deve – e si deve urgentemente – cambiare».
Papa Francesco ha promosso le nomine di diverse religiose a incarichi di alto livello o come Consultrici nei Dicasteri vaticani dando rilievo al profondo mutamento maturato nelle Congregazioni femminili dopo il Vaticano II. Oggi, non solo le suore vengono formate come teologhe, studiose delle Scritture, avvocati e canonisti, scienziati ambientali, economisti, informatici, ingegneri e in molti altri campi emergenti, ma nelle loro Congregazioni hanno acquisito autonomia nel discernere, in relazione creativa col carisma fondativo, nuove e coraggiose forme ministeriali in accordo coi segni dei tempi. Sr. Patricia Murray, ibvm, Segretaria esecutiva dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, dove dal 2014 promuove la rete e la solidarietà tra le religiose del mondo, costituisce a motivo del suo servizio un osservatorio privilegiato dell’evoluzione della vita religiosa. Il suo ampio e appassionato intervento descrive l’itinerario di rinnovamento promosso dai documenti conciliari e postconciliari e riassume in quattro percorsi le caratteristiche spirituali e pastorali che esprimono la maturazione del nuovo modo delle religiose di essere nella missione e nel ministero, un itinerario per molti aspetti paradigmatico, tanto da suscitare un provocatorio interrogativo: «Forse il percorso della vita consacrata femminile a partire dal Concilio Vaticano II e i cammini emergenti possono offrire alla Chiesa una mappa per la via da seguire?».
Da oltre trent’anni la Chiesa anglicana ha deliberato l’accesso femminile al pastoralato e da dieci ha ammesso donne alla consacrazione episcopale. Come noto, si è trattato di una vicenda complessa e accompagnata da incertezze, sofferenze e divisioni, ma che nel sedimentarsi degli anni sta mostrando di aver messo in atto un percorso ecclesiale di alto valore, capace di rispettosa mediazione delle diversità. Abbiamo chiesto una sua narrazione alla Rev.da Jo Bailey, vescova, teologa e accademica, dal settembre 2023 vicesegretario generale della Comunione anglicana. Il suo racconto, arricchito dalla freschezza emotiva di chi è stato coinvolto personalmente, ci aiuta a capire la questione dal punto di vista di altre Chiese, che hanno compiuto scelte diverse. La Chiesa anglicana ha accompagnato l’introduzione di una novità divisiva cercando di salvaguardare differenti, se non contrapposte, sensibilità e convinzioni dottrinali. Bailey sottolinea come il cercare di attuare percorsi come questi sia prezioso «non solo per noi stessi ma per la Chiesa più in generale e per un mondo che necessita disperatamente di imparare l’arte del vivere assieme magnanimamente nella diversità. Questo è molto importante non solo per la Chiesa d’Inghilterra, la Comunità anglicana e la Chiesa universale; è importante per tutti ovunque».
Il dossier prosegue con l’ampio saggio di Serena Noceti, docente di Teologia sistematica all’ISSR della Toscana e presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale e altre Facoltà teologiche, che propone una lettura-quadro della questione femminile nella Chiesa cattolica. La sua riflessione prende le mosse dalla constatazione che il rinnovamento ecclesiologico promosso dal Vaticano II, che ha ribadito l’uguale dignità battesimale di tutti i fedeli, non ha comportato di per sé l’accesso delle donne a ruoli pastorali di coordinamento e di leadership. Ora la questione viene riproposta come imprescindibile in relazione a una Chiesa che si vuole sinodale e, per compiere questo passo, è necessario individuare e dinamizzare le resistenze – sovente strutturali e inconsapevoli – ancora fortemente presenti nella Chiesa e tracciare vie per la trasformazione. Non potrà essere un percorso semplice e indolore, sottolinea l’autrice: «La riforma missionaria-sinodale che stiamo vivendo chiede un ripensamento della leadership, della governance, dell’esercizio del potere, sia da parte dei ministri ordinati che dei laici […]. La traiettoria della trasformazione ecclesiale che credo sia necessario perseguire è quella di “scardinare”. […] Non si tratta di pensare la leadership delle donne solo come inserzione nel mondo delle relazioni di autorità e di potere già defi nite dal clero nei secoli, ma operare per la riforma complessiva della ministerialità ecclesiale. […] Ma bisogna riconoscere con chiarezza che quello che è il cardine intorno a cui gira la leadership è il ministero ordinato».
Cettina Militello, una delle prime laiche impegnate nel lavoro teologico in Italia, è docente di Ecclesiologia, liturgia e mariologia presso diverse Facoltà ecclesiastiche nonché direttrice della cattedra Donna e Cristianesimo presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum. Il suo rigoroso e documentato intervento affronta il tema della ministerialità femminile ripercorrendone rapidamente la storia, dalla sua attestazione negli scritti neotestamentari e nella Chiesa antica, alla sua rapida estinzione presieduta da ragioni antropologiche più che teologiche. La conclusione del suo excursus è chiara: «Non c’è, lo ripeto, un ministero da cui possano essere escluse le donne perché non c’è un carisma dal quale lo Spirito le esclude. L’exousia, la potestas battesimale-crismale ci conformano a Cristo servo e ci chiedono di realizzare in quella sua forma i doni ricevuti».
Più volte segnalato dai contributi precedenti, le modalità di esercizio dell’autorità da parte dei ministri ordinati pongono un forte pregiudizio alla valorizzazione dei ruoli e dei carismi delle donne nelle comunità cristiane. Don Luca Castiglioni, presbitero e docente di Teologia fondamentale al Seminario della diocesi di Milano, accoglie la problematica e sviluppa una breve ma realistica riflessione su come articolare meglio ministerialità ordinata, a oggi riservata agli uomini, e quella istituita o di fatto presente nelle comunità, a forte rappresentanza femminile. Esercizio circolare dell’autorità e reale capacità di ascolto di singoli e gruppi rappresentano le due competenze che l’autore consiglia ai propri confratelli; condizioni imprescindibili per l’esercizio di una leadership rispettosa delle ministerialità diffuse, femminili e maschili.
Nel magistero di papa Francesco si fa notare un’ulteriore evoluzione nell’atteggiamento della Chiesa verso il cinema e la comunicazione audiovisiva. Con lui non solo la citazione di un film entra per la prima volta in un documento magisteriale, ma si assiste a una vera rivoluzione per la quale il cinema non viene considerato solo come ‘oggetto’ o ‘mezzo’ didattico, ma diviene ‘soggetto’ attivo degli insegnamenti pontifici e parte integrante del modo di comunicare di Bergoglio. Segno di questa valorizzazione dello strumento audiovisivo è la recente istituzione della Fondazione MAC (Memorie Audiovisive del Cattolicesimo) della quale l’autore di questo contributo, mons. Dario Edoardo Viganò, già prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, è presidente.