La descrizione del ministero del vescovo proposta in questo articolo suona originale, stimolante e concreta. Si tratta infatti della personale «testimonianza dei primi passi» nel ministero offerta da mons. Erio Castellucci, da poco più di due anni vescovo di Modena-Nonantola. La sua riflessione si sviluppa nel serrato dialogo con alcuni passi ‘scomodi’ delle Lettere di don Lorenzo Milani, dai quali beneficia come per osmosi i toni della concretezza, del parlar franco e sincero. Un intervento che dà nome, descrive e analizza le principali problematiche che il vescovo oggi si trova ad affrontare, una provocazione a presbiteri e popolo di Dio per ricercare insieme, anche mediante una intelligente critica, una reale corresponsabilità ecclesiale.
Testi, discorsi e omelie di Francesco sono densi di riferimenti alla dimensione corporea delle persone – «l’uomo in carne e ossa» – e ai concreti bisogni che in molti modi essa esprime. Don Giovanni Cesare Pagazzi, docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, in questo articolo esplora la tematica della ‘carne’ nel magistero del papa cogliendo la stretta tessitura che essa opera nella sua riflessione, tanto da poter affermare che «la carne rappresenta “il nesso sistematico” della teologia di papa Francesco, proprio come lo fu per Ignazio di Antiochia, Ireneo di Lione e Tertulliano». Secondo l’autore, la carne può essere definita «la logica della teologia di Francesco», ispirazione radicata nella Bibbia e nello stesso insegnamento di Gesù. Essa corregge una lunga tradizione di pietà spiritualistica e ben si presta a divenire principio di sorprendente efficacia e attualità , capace di ‘tenere insieme’ non solo antropologia e cristologia, ma anche «l’Eucaristia, la Chiesa, la fede, la speranza, la carità, il giudizio finale e il mondo che verrà».
La tavola, luogo umano di insuperabile ricchezza simbolica, è stata abitualmente frequentata da Gesù che l’ha vissuta come un profondo segno di comunione, di condivisione e, proprio per questo, luogo di grande efficacia per raggiungere il cuore di tutti, anche dei peccatori. Goffredo Boselli, liturgista, monaco della comunità ecumenica di Bose, mostra in queste pagine come la condivisione della tavola sia immagine sintetica del cristianesimo, plasticamente rappresentata nella prassi di Gesù durante il suo ministero pubblico e nell’evento cruciale dell’ultima cena, quindi condensata sacramentalmente nell’eucaristia, principio genetico della Chiesa. La condivisione della tavola, icona della misericordia di Gesù, si propone così come riferimento strutturante per la Chiesa, ma, ricorda l’autore, «non ci potrà mai essere una liturgia della misericordia se non c’è una “comunità della misericordia”, una Chiesa della compassione, che sa fare della sua assemblea eucaristica l’esperienza ancora oggi, qui e ora, di quella santità contagiosa che Gesù comunicava ai peccatori seduti alla sua stessa tavola».
Come è noto, lo scorso giugno papa Francesco ha visitato le tombe di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani scegliendo di indirizzare i discorsi di commemorazione soprattutto ai preti e proponendo una rilettura dello specifico profilo sacerdotale delle due complesse figure. Don Bruno Bignami, presbitero della diocesi di Cremona e docente di Teologia morale presso lo Studio Teologico Interdiocesano e l’ISSR di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano, analizza le parole pronunciate a Bozzolo, a partire dall’affermazione di Francesco del possibile darsi di un «magistero dei parroci» e interrogandosi sui caratteri del «magistero» del parroco don Primo Mazzolari e sulla sua attualità per la spiritualità presbiterale del nostro tempo. Egli, pur figlio della sua epoca e quindi di una spiritualità preconciliare, ha però avuto il merito di non rimanere chiuso nella visione individualistica e solitaria del ministero allora ancora diffusa, per assumere tratti di apertura al mondo, accettando di lasciarsi guidare dal sensus fidei e dal «senso del povero» che appartengono al popolo cristiano.
Il tema del discernimento è stato autorevolmente rilanciato dal titolo scelto per la prossima assemblea sinodale: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. La riflessione che segue si inserisce nel clima di preparazione del Sinodo permettendo di precisare i contorni di tale pratica in riferimento all’originale matrice ignaziana. L’autore, don Cristiano Passoni, collaboratore per la formazione permanente del clero della diocesi di Milano, mostra poi come il discernimento possa costituire il cardine di un concreto percorso vocazionale riferendosi alla quasi trentennale esperienza del ‘Gruppo Samuele’ nella diocesi di Milano. Itinerario annuale per giovani dai venti ai trenta anni, fu voluto e proposto personalmente durante l’anno pastorale 1989-90 dal card. Martini che con queste parole sintetizzava il valore del discernimento spirituale: «È lo strumento per conoscere la volontà di Dio sulla propria vita. Non è, come talora si pensa, un esercizio di analisi psichica, quasi un mettersi davanti allo specchio per capire quali sono le nostre inclinazioni o le nostre ripugnanze. Esso è un esercizio di attenzione e di ascolto dello Pneuma divino nella mia storia».