Il recente incontro all’Avana tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill ha mostrato che questo è un tempo particolarmente propizio per l’ecumenismo. La tensione verso l’unità dei cristiani sembra conoscere, dopo una stagione faticosa, un rinnovato slancio. Il ‘dialogo della carità’ tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse sta trovando inattese convergenze, prima ancora che a livello teologico, nelle intenzioni, nei gesti, nello stile. Enzo Bianchi, con la competenza di chi tale dialogo lo pratica da decenni, ce ne offre un quadro chiaro e documentato. Il priore della comunità monastica ecumenica di Bose, dopo aver tracciato un bilancio del dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, focalizza l’attenzione sulla questione del primato del vescovo di Roma, che «può essere riguardata come un’irremovibile pietra di inciampo ma anche diventare un’opportunità di conversione evangelica per entrambe le Chiese». Questa conversione sta prendendo forma nella Chiesa cattolica attraverso lo stile di sinodalità che Francesco, nell’esercizio concreto del primato petrino, sta imprimendo sulle relazioni ecclesiali. Se «l’essenziale del lavoro ecumenico si fa a casa propria», si aprono promettenti prospettive per il cammino fatto insieme verso la piena comunione tra i cristiani.
In quest’anno giubilare veniamo continuamente sollecitati a convertire il nostro cuore al centro della fede cristiana, quella misericordia di Dio che si è rivelata nel Figlio Gesù. Da qui può prendere rinnovato slancio la vita della Chiesa e di ciascun credente. Ma non va dato per scontato che cosa significhi e implichi la misericordia di Dio. È reale infatti il rischio della retorica ‘buonista’: «Oggi è facile – sostiene qui Don Roberto Repole, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica di Torino e presidente dell’Associazione teologica Italiana – incorrere nella tentazione di svilire quella stessa misericordia inquadrandola nell’orizzonte di un umano a proposito del quale non si dovrebbe più distinguere il bene dal male e non si potrebbe prospettare alcun cammino di crescita e di cambiamento». Al contrario, la misericordia è volta a sanare libertà e volontà umane che, rinchiudendosi in se stesse, finiscono per autodistruggersi; essa può fare in modo che ognuno, aprendosi nella conversione a Dio, si rivolga con misericordia ai fratelli. Al cospetto della misericordia divina non è quindi indifferente il modo di vivere del singolo: la sua gratuità disinteressata «non può venire compresa nel senso dell’indifferenza al fatto che l’uomo possa distaccarsi dal peccato, possa cambiare, possa sviluppare una relazione filiale con Dio».
Il Magnificat, grazie alla singolare forza della sua lirica teologica, è uno dei testi biblici più pregati e conosciuti. Don Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, riprende con queste brevi e illuminanti note esegetiche alcuni elementi di ricchezza di questo inno, invitando a riscoprirne l’inesauribile forza mistagogica. L’articolo, dopo aver descritto il contesto narrativo del Magnificat, si sofferma sulle modalità con le quali l’inno declama la rivelazione dell’«Onnipotente», offrendo alla Chiesa le parole della preghiera: «Dall’esperienza personale della Vergine si passa all’esperienza della Chiesa che, nel momento in cui scende la sera, inneggia a Colui che ha vinto la tenebra della morte con la luce della sua risurrezione»
Con questo documentatissimo e articolato saggio don Gianni Colzani, docente presso la Pontificia Università Urbaniana, illustra le problematiche teologiche connesse alla sensibilità ecologica. Lo studio, che riprende la relazione tenuta a un corso di aggiornamento per i presbiteri della diocesi di Torino, si inserisce nella linea di quel nuovo umanesimo auspicato dalla Laudato si’ e dal Convegno ecclesiale di Firenze. La riflessione rimarca come la questione ambientale debba ormai entrare a pieno titolo fra le preoccupazioni delle comunità cristiane: «L’abituale richiamo della dignità delle persone e l’altrettanto usuale sottolineatura della giustizia e della solidarietà, tipiche dell’etica cristiana, devono oggi ripensarsi anche in rapporto all’etica ambientale; questo campo non può più venir trascurato». Alla luce di questa istanza, l’ampia e ragionata recensione di testi magisteriali e teologici offerta da don Colzani si propone quale preziosa guida per istruire e orientare la sensibilità ecologica alla luce di un’avveduta antropologia teologica.
L’importanza dell’eucaristia domenicale nella vita delle comunità e dei fedeli raccomanda di tornare di tanto in tanto a considerare la qualità dei suoi aspetti celebrativi. Don Alberto Carrara, parroco e già delegato vescovile per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale della diocesi di Bergamo, offre qui una minuziosa ricognizione della liturgia eucaristica, proponendo una sorta di indice delle questioni meritevoli di attenzione, quasi un invito per una concreta verifica. La rassegna è ispirata dalle questioni sollevate dalla stessa esperienza celebrativa ed evidenzia le tante piccole incongruenze, dimenticanze, leggerezze e ‘cadute di stile’ con le quali la routine rischia di scolorire e svilire le grandi potenzialità mistagogiche di un rito ben celebrato. Si tratta forse di piccoli dettagli, ma – avverte l’autore – piccoli fino a un certo punto: «Tutta la liturgia è fatta di piccoli particolari e tutti i piccoli particolari contribuiscono a dare un senso preciso all’insieme. […] tutta la liturgia è un mondo “sensato”, “orientato” e la scarsa cura nell’articolare quell’orientamento rischia di danneggiarla, di farle dire o di farle fare male quello che dice e che fa». Considerata la centralità del tema, il contributo è stato articolato in due parti. Proponiamo qui la prima, che analizza gli aspetti celebrativi più generali; il prossimo fascicolo ospiterà una disamina i delle problematiche inerenti i singoli momenti della celebrazione eucaristica.