Questo studio di don Bruno Bignami, sacerdote della diocesi di Cremona e docente di Teologia morale presso lo Studio Teologico Interdiocesano e l’ISSR di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano, si colloca nel filone di interventi che la rivista sta dedicando alla ripresa dell’Esortazione postsinodale. L’Amoris Laetitia ha certo tracciato con forza una strada innovativa. Ora è tempo di riflettere sui cammini pastorali che possono concretizzarne le coraggiose linee ispiratrici. L’articolo di don Bignami si concentra proprio su questi tratti, evidenziando gli elementi indispensabili per ben comprendere la proposta di papa Francesco, individuandoli in tre questioni: il discernimento etico, la legge della gradualità e l’accompagnamento pastorale verso l’integrazione. Essi costituiscono anche l’orizzonte di lettura del capitolo ottavo che non va visto come isolato dal resto dell’Esortazione, ma letto in relazione con i sette precedenti, che dipingono un affresco affascinante sulla bellezza dell’amore umano. Secondo l’Autore, la prospettiva di Amoris Laetitia possiede la forza di rinnovare l’approccio della Chiesa alle questioni familiari e invita le comunità a «promuovere una pastorale che accompagna, discerne e integra. In continuità con la tradizione ecclesiale che, dal Concilio di Gerusalemme in poi, ha preferito la linea evangelica dell’integrazione e della misericordia alla tentazione di escludere e condannare».
Queste suggestive pagine del gesuita Felix Körner aiutano a meditare sul perdono come aspetto essenziale della misericordia, su cui siamo chiamati a conversione in quest’anno giubilare. L’Autore, docente di Teologia sacramentaria e di Teologia del dialogo interreligioso ed ecumenico presso la Pontificia Università Gregoriana, esplora in profondità i legami tra misericordia e perdono, focalizzandosi anzitutto sui signifi cati che esso assume nella visione biblica, in particolare nel Salmo 50 e nell’insegnamento di Gesù. La Scrittura è concorde nel considerare possibile il perdono solo in relazione alla percezione della misericordia sperimentata nell’azione divina: «È solo tramite la misericordia che possiamo comprendere la profondità del perdono; ma è anche solo alla luce del perdono che possiamo vedere tutta la grandezza della misericordia». La dialettica fra perdono e misericordia illumina reciprocamente queste due realtà e apre a una ricca fenomenologia che l’autore condensa proponendo sei tesi sul percorso del perdono e descrivendo cinque contesti del concreto esercizio della misericordia.
Il Salmo 49 è un’istruzione sapiente, in forma di preghiera, a proposito delle più fondamentali esperienze umane e dei vissuti che esse suscitano: il timore per lo svanire dei propri giorni, la minaccia di essere sopraffatti dal male, l’illusoria promessa della ricchezza e della fama, l’insopprimibile desiderio umano di vita, l’affidamento di sé a Dio, che solo libera dalle grinfie della morte. In queste pagine padre Pietro Bovati, già ordinario di Teologia ed Esegesi dell’Antico Testamento presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, guida alla scoperta dei tesori di sapienza custoditi dal Salmo, approfondendo i suoi fi loni tematici e facendo emergere quanto sia essenziale la dimensione del sentimento per orientare l’esistenza in modo umano e per aprirla al rapporto con Dio. La sua verità più che nelle idee si esprime nell’adesione del cuore, il luogo dove si decide di sé e del proprio destino. L’articolo riproduce la relazione che p. Bovati ha tenuto alla Scuola dei Salmi promossa dal monastero benedettino di Viboldone, i cui contributi verranno raccolti e pubblicati in ottobre da Vita e Pensiero sotto il titolo Quando vedrò il tuo volto?
Pubblichiamo qui l’interessante intervento del noto architetto Vittorio Gregotti, pronunciato nel quadro del recente XIV Convegno Liturgico Internazionale di Bose, dedicato al tema: Viste da fuori. L’esterno delle chiese (i cui Atti saranno pubblicati da Qiqajon). La riflessione ripercorre brevemente la storia della rilevanza urbanistica e simbolica dell’edificio chiesa nella tradizione culturale europea, per poi affrontare la complessa questione del significato della rappresentazione architettonica del ‘religioso’ nel contesto civile attuale che ha sacralizzato le dinamiche legate alla finanza e al consumo. Oggi la chiesa è purtroppo lontana dall’essere luogo di riferimento di un insieme urbano e anche come spazio di riflessione spirituale. Tuttavia – afferma Gregotti – è necessario «credere ancora, sia pure temerariamente, nell’architettura della città dei cittadini, credenti e non credenti ma dialoganti, parlando con le opere di ciò che solo l’architettura può dire intorno alla necessità di una vita collettiva e singolare urbana riconoscibile».
La nota di Franco Monaco (già presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana, attualmente parlamentare della Repubblica) riprende e commenta la recente lettera che papa Francesco ha indirizzato al Presidente della Pontificia commissione per l’America Latina, card. Marc Ouellet, sul tema dell’attività pubblica dei laici cristiani. Si tratta di un testo di grande portata pastorale che riprende con forza un tema ecclesiologico obiettivamente centrale nei testi conciliari, ma poco frequentato, e soprattutto poco concretizzato, negli ultimi decenni. Secondo Francesco, l’autonomia responsabile dei laici cristiani, la centratura sulla secolarità dell’impegno laicale e la cura nel discernere e rispettare la pluralità delle situazioni sono fra le principali sottolineature che dovrebbero caratterizzare il compito del laico cristiano nella sua attività politica, e insieme connotano il volto della Chiesa come popolo di Dio. A partire da questa prospettiva, la Lettera ribadisce «la chiara distinzione nelle responsabilità tra chierici e laici, ma, insieme, la connessione e lo scambio fecondo tra loro dentro la comunità tutta, ove pastori e laici concorrono a disegnare e testimoniare il volto di una Chiesa che non va cercando il potere ma la profezia, una comunità e un popolo ove ai semplici e ai poveri sia riservato per davvero un posto speciale».