Il cardinale Carlo Maria Martini è stato a lungo un saldo punto di riferimento per cattolici e laici nel nostro Paese. Alla vigilia dei dieci anni dalla scomparsa, un volume pubblicato da Solferino, curato da Marco Vergottini e composto di 24 contributi autorevoli – La settima stanza del cardinale – ne ricorda la passione pastorale e l’illuminata azione intellettuale, che non ha esitato a misurarsi sempre e con coraggio con la società e la politica, con il mondo della cultura e della comunicazione, con le tematiche spirituali ed ecumeniche. Pubblichiamo qui per gentile concessione dell’editore, scelta fra i contributi del volume, la bella riflessione del card. Walter Kasper, centrata, biograficamente ma non solo, sui temi della preghiera e del dialogo interreligioso. Un’occasione per riprendere la straordinaria attualità di alcuni fra gli snodi spirituali profeticamente meditati da Martini: ancora oggi è possibile affermare che «l’incontro, il dialogo e la collaborazione tra le religioni, così come la preghiera per gli altri e per la pace nel mondo, sono l’imperativo del momento».
La Chiesa italiana si appresta a vivere un’intensa stagione sinodale, chiamata a partecipare nei prossimi mesi sia alla ‘fase preparatoria’ della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sia a quella relativa al proprio ‘Cammino sinodale’. Don Dario Vitali, docente di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Gregoriana, analizza attentamente la genesi di questa singolare sovrapposizione sullo sfondo del cammino di consapevolezza che lentamente la Chiesa italiana sta percorrendo, anche con l’impegno a ‘interiorizzare’ le forti indicazioni con le quali papa Francesco, a partire da Evangelii Gaudium e dal Convegno di Firenze, cerca di orientare i dinamismi ecclesiali in senso sinodale. Proprio in considerazione di questo percorso dell’episcopato italiano, che ha inteso aprire un Cammino sinodale attraverso la scelta di «costruire l’agire pastorale dal basso e in ascolto dei territori», la coincidenza temporale può trasformarsi in sinergia e «costituire una spinta di non poco conto al radicarsi di uno stile e di una forma sinodale di Chiesa: sta qui – sintetizza l’Autore – la porta stretta attraverso cui ambedue i cammini sinodali sono chiamati a passare, rinunciando una volta per tutte alla tentazione di imporre sintesi precostituite: quel “modo di procedere deduttivo e applicativo” che, se anche ha “attuato percorsi e proposte assai stimolanti e efficaci” (Carta d’Intenti, 1.b), era la cartina al tornasole di un modello di Chiesa tutto sommato clericale».
Attualmente nella Chiesa quasi un terzo dei presbiteri appartiene a un ordine religioso. Si tratta, a livello globale, di una quota considerevole che, seppure distribuita in modo fortemente eterogeneo nelle diverse regioni ecclesiastiche, segnala una problematica interessante, specie nella prospettiva di una nuova seminagione dell’evangelo. P. Ugo Sartorio OFM Conv., docente incaricato di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica del Triveneto (PD), affronta qui il tema della relazione tra clero secolare e clero regolare a partire dalla nuova prospettiva sul sacerdozio aperta dal Concilio Vaticano II, riletta e compresa sullo sfondo di un excursus sui paradigmi a cui le due figure ecclesiali hanno dato vita lungo la storia. La riflessione porta a conclusioni aperte, verificando la difficoltà a tracciare rigidi confini fra le due coniugazioni del presbiterato, quella religiosa e quella diocesana: «Si può dire che se è ormai un punto fermo l’inserimento del religioso presbitero nell’economia sacramentale della Chiesa locale in riferimento alla centralità del vescovo che la presiede, la peculiarità della vita consacrata è tale da non poter consentire un appiattimento della stessa e quindi nemmeno del religioso presbitero sulla sola Chiesa locale».
Don Ubaldo Montisci, direttore dell’Istituto di Catechetica dell’Università Pontificia Salesiana, presenta qui i risultati della recente indagine Catechisti oggi in Italia, promossa dall’Istituto di Catechetica dell’UPS di Roma al fine di verificare tra i catechisti il grado di assimilazione delle categorie fondamentali del Documento Base che da 50 anni orienta la pastorale italiana. Il contributo rilegge i dati evidenziando le principali acquisizioni positive e i problemi emergenti o permanenti rilevati nella pratica catechistica, offrendo delle indicazioni puntuali che aiutino a indirizzare la formazione dei catechisti ed elevare la qualità del loro impegno educativo. L’analisi mette a fuoco le quattro aree oggetto di indagine – l’idea di catechesi manifestata dai catechisti italiani, la consapevolezza della propria identità e funzione ecclesiale, la percezione del ruolo della comunità cristiana e del loro rapporto con essa, le competenze ritenute necessarie per l’educazione della fede – entrando nel vivo delle problematiche al fine di ricavare dall’esperienza del passato una bussola e una mappa per potersi orientare in un percorso che, prevedibilmente, porterà a breve la catechesi a esplorare territori solo in parte conosciuti.
Si conclude qui la pubblicazione dello studio di don Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, sulla ‘stranierità’ nella Bibbia. Questa seconda parte del contributo approfondisce due episodi neotestamentari, entrambi narrati in Mc 7, che hanno come protagonisti persone straniere: la donna siro-fenicia e il sordo farfugliante. Pagina centrale nella narrazione marciana che intende rimarcare come anche i gentili siano toccati dall’offerta della salvezza: «I testi che abbiamo preso in considerazione – conclude don Crimella – ci permettono di comprendere che la fi gura del credente, in ambito biblico, si dà solo come la figura di uno straniero. (…) Sicché la stranierità è una dimensione essenziale della vita cristiana qui sulla terra, segno autentico di una tensione verso il mistero di Dio».