Pubblichiamo qui la relazione che mons. Luca Bressan (teologo pastoralista, membro della redazione e vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale nella diocesi di Milano) ha tenuto in conclusione del seminario online tenutosi nel novembre del 2020 per i cento anni della rivista su Rimessi in viaggio. La cura per il ministero del prete nel cambiamento d’epoca. Il testo procede dall’obbiettiva fatica da parte del clero ad abitare questo tempo di transizione. Le profonde trasformazioni che stiamo attraversando da qualche decennio conoscono oggi la straordinaria accelerazione impressa dall’emergenza Covid. Se da un lato la necessità di una riforma del ministero pastorale si è fatta ancora più stringente, dall’altro i ‘laboratori’ in cui si sono avviate le trasformazioni del corpo ecclesiale non manifestano ancora una direzione di marcia compiutamente affi dabile. Secondo l’autore, il punto nodale attorno al quale si gioca il tema della riforma è la dimensione sacramentale, oggi scarsamente in contatto con i luoghi quotidiani dove la vita si genera e genera futuro. La dinamica sacramentale va attivata a partire da fecondi terreni antropologici, quali «l’esperienza di santità, di carismi; capacità di empatia, di provare compassione e di condividere le sofferenze dei deboli; sviluppo di atteggiamenti prosociali che rendono ecumenici e inclusivi i legami che vengono tessuti; maturazione delle strutture di potere che lasciano cadere i tratti primitivi della violenza difensiva per assumere le forme materne del legame che genera (…) una simile dinamica può davvero essere assunta come la grammatica che ci consente di vivere la transizione di forma ecclesiae come una palestra in cui la nostra generazione può apprendere la presenza salvifi ca del Dio di Gesù Cristo».
Le festività natalizie da poco trascorse hanno rinnovato la consapevolezza del legame essenziale che il cristianesimo intrattiene con i temi della generazione, riflesso di un Dio ‘generativo’ sin dall’origine. Questa sensibilità teologica e antropologica sembra però oggi in difficoltà nel propiziare un clima in cui la categoria della nascita si faccia centrale nell’interpretazione della vita e delle sue dinamiche. Ancora forte è infatti la centralità novecentesca di una sensibilità legata ai temi esistenzialisti dell’essere-per-la-morte. Mons. Franco Giulio Brambilla, teologo e vescovo di Novara, presenta in questo intenso saggio un’antropologia orientata in direzione contraria, proponendo una rilettura dell’essere umano come «essere-per-la-nascita», animato da una libertà che è in radice «un andar nascendo». La riflessione è costruita come un dittico che compone una prima parte argomentativa, in dialogo con alcune autorevoli figure del pensiero contemporaneo, mentre la seconda parte presenta «l’icona della libertà e della vita come un andare nascendo» che risplende nei racconti del battesimo di Gesù, dove sono presenti gli elementi essenziali dell’essere-per-lanascita. L’autore sottolinea l’urgente attualità del tema: «Un pensiero che custodisce il nostro essere-per-la-vita è la parola profetica che, dopo il travaglio di questo tempo di paura e di morte, è atteso con ansia nel momento presente».
A tre mesi dalla pubblicazione di Fratelli tutti è tempo per un approccio che favorisca una recezione meditata delle sue linee fondanti. Don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, docente di Teologia morale, offre qui una rilessione di ampio respiro sul senso della fraternità, come ‘caso serio’ delle relazioni umane e quindi anche della vita ecclesiale. In ascolto della Scrittura, che situa la fraternità nella famiglia, suo ambito sorgivo, l’autore auspica nella prima parte del saggio un superamento della sterilizzazione di questo valore operata in epoca moderna, sottolineando come la Fratelli tutti declini – in questa direzione – una proposta quotidiana e ‘artigianale’ di fraternità, interna alle pieghe ordinarie del vivere e non limitata ai grandi progetti organizzativi. Lo conferma la proposta di gratuità, tenerezza e incontro quali antidoti e cura della condizione di «fraternità ferita» che affligge tutti gli uomini. La seconda parte dello studio, che comparirà sul fascicolo del febbraio 2021, sarà dedicata all’approfondimento di due indicazioni di metodo che riprendono temi importanti del magistero di Francesco: la necessità di integrare le periferie e di affrontare con spirito positivo – anche in ambito ecclesiale – ogni conflitto con la speranza di un suo superamento. La terza enciclica di Francesco si presenta così quale bussola per la vita sociale, ecclesiale e di ogni credente, poiché l’umanità intera è accomunata dalla domanda di una nuova chance che sani i molteplici conflitti originati da un’unica matrice, la negazione della fraternità.
La dolorosa esperienza della pandemia ha suscitato molti interrogativi e riflessioni. Non marginale, si è acutizzata la domanda sull’intenzione di Dio nel permettere questo male, riproponendosi così il tema della Provvidenza. Mons. Giacomo Canobbio, noto teologo bresciano e docente di Teologia dogmatica presso la Facoltà teologica di Milano, raccoglie la domanda quale occasione per proporre una riflessione organica su questo capitolo della teodicea. Anzitutto mette in guardia dalla tentazione di frettolose attribuzioni provvidenziali agli eventi, per collocare, invece, il senso degli accadimenti nel quadro ampio e a lungo termine del fine voluto da Dio a favore dell’umanità: «Se il fine è la vittoria definitiva sulla morte, sul modello di quanto si è manifestato in Gesù risorto, si può concludere che il fine non è bloccato dalla morte che il virus provoca e non appartiene alla disposizione originaria della Provvidenza. Questa, anzi, si mantiene nella sua intenzionalità originaria: la morte, che non è voluta da Dio, non impedisce a Dio di realizzare il suo disegno di beatitudine per l’umanità».
Inauguriamo con queste pagine una proposta di bibliografi e ragionate sul vangelo del corrente anno liturgico, utili alla preparazione della predicazione. Don Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, presenta una documentatissima e aggiornata rassegna dei testi più significativi sul vangelo di Marco editi in lingua italiana negli ultimi dieci anni. Si tratta di una scelta fra la ricca produzione italiana e le traduzioni dei più noti autori stranieri. Alcuni dei libri citati potrebbero apparire di non immediata fruizione, ma l’autore segnala per tutti tipo di approccio e meriti dello studio, così da poter accostare le opere nelle loro sezioni più interessanti e utili. Questa prima parte propone un aggiornamento sull’evoluzione delle metodologie negli studi biblici degli ultimi anni e presenta i commentari più significativi. La seconda parte, che comparirà sul numero di febbraio, sarà dedicata alla recensione delle monografie più interessanti e di due saggi di taglio spirituale e pastorale.