È stata appena pubblicata la nuova edizione del Rito delle esequie, voluto
dai vescovi italiani per rispondere «alla diffusa esigenza pastorale di
annunciare il vangelo della risurrezione di Cristo in un contesto culturale
ed ecclesiale caratterizzato da signifi cativi mutamenti». Lo studio
di Goffredo Boselli, monaco della comunità ecumenica di Bose, giunge
quanto mai opportuno nel presentare i principali elementi di novità,
evidenziandone l’attitudine a essere strumento effi cace di interpretazione
dell’esperienza del morire. E questo sui versanti teologico e
antropologico, favorendo la confessione della fede e l’umanizzazione
della morte nel complesso contesto odierno. Il riferimento al momento
attuale è infatti fondamentale per comprendere le potenzialità
del nuovo Rito, poiché la cultura di questi anni è segnata dal passaggio
dalla rimozione del tema della morte, una sorta di «morire della
morte», a una sua ripresa di cittadinanza, una «rinascita della morte»,
che però ha gli specifi ci e ambigui tratti della sensibilità individualista
e narcisista degli uomini del XXI secolo. In tale prospettiva l’autore
analizza le potenzialità evangelizzatrici della nuova edizione, e specifi -
camente delle sue più rilevanti novità: anzitutto un certo numero di
elementi in grado di assumere la crescente domanda di personalizzazione
del funerale; quindi i formulari per le «Esequie in caso di cremazione
». Esempi di come sia possibile che la comunità cristiana con
la sua liturgia esequiale divenga effi cace testimone del senso cristiano
dell’esistenza e non generica offerta di ritualità.
Nella prassi catechetica educazione e annuncio del Vangelo sono
azioni che si vorrebbero associate, ma che appare sempre più diffi
cile coniugare in modo fecondo. Eppure dal loro felice connubio
dipende un’effi cace trasmissione della fede. Don Roberto Carelli,
docente presso la Pontifi cia università Salesiana, sezione di Torino,
rifl ette su questo nucleo strategico ispirandosi agli esiti di una vasta
ricerca interdisciplinare condotta dall’Università ove insegna, al fi ne
di offrire qualche spunto diagnostico e qualche indicazione strategica
alla prassi pastorale. Il saggio si propone due obiettivi di fondo:
anzitutto superare l’eredità della cultura moderna che, allentando il
legame fra religione ed educazione, depotenzia il senso e l’effi cacia di
entrambe. In secondo luogo, esplora le molte buone ragioni che raccomandano
alla Chiesa di imboccare risolutamente la strada di una
pastorale in chiave generativa, nel senso proposto dagli Orientamenti
pastorali dell’episcopato italiano. Sinteticamente si può così affermare
che evangelizzazione ed educazione possono e devono stare l’una
di fronte all’altra in una logica di alleanza poiché esse non si rapportano
estrinsecamente, ma si compenetrano, si coappartengono nella
differenza: «Il Vangelo comporta l’educazione perché l’uomo ha un
destino che è appropriato ma eccede le sue possibilità naturali, e il
Vangelo è pertinente all’educazione, perché l’educazione ha bisogno
della verità». Entrambe possono quindi concorrere nello sviluppare
un «dinamismo di donazione e di appropriazione che si attua nel
rapporto di generazione ed educazione a livello naturale e soprannaturale
».
Mangiare non può essere considerato come un gesto semplice e dal
signifi cato scontato. Le profonde trasformazioni che caratterizzano la
nostra epoca sono attraversate anche una evidente crisi della cultura
del cibo, manifestata da contraddizioni laceranti e dolorosissime che
investono sia l’intero pianeta, diviso in zone dove il problema è l’obesità
e altre dove manca il cibo, sia i drammi personali dei molti che
– soprattutto in Occidente – non riescono a nutrirsi adeguatamente
pur avendo accesso a cibo di qualità. Questi e altri paradossi legati
all’alimentazione sono il punto d’avvio dell’approfondito e articolato
studio di don Bruno Bignami, sacerdote diocesano di Cremona e docente
di Teologia morale presso lo Studio Teologico Interdiocesano e
l’ISSR di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano. Pubblichiamo qui la prima
parte dello studio, che analizza le contraddizioni legate all’alimentazione
e le loro radici, identifi cate dall’Autore in una cultura globalizzata e
dominata dalla fi nanza. Essa favorisce la crescente perdita del rapporto
con la terra e un impoverimento globale delle risorse culturali degli
individui, compresa un’armonica cultura del cibo. Sul prossimo numero
la rifl essione proseguirà mostrando come il principio eucaristico
della condivisione possa costituire il perno per una reinterpretazione
corretta delle dinamiche legate al nutrirsi favorendo un’antropologia
relazionale e una prassi di giustizia.
Lo scorso 2 dicembre si è tenuta a Modena una tavola rotonda di presentazione del volume Capitalismo e socialismo, parte dell’Opera Omnia di Giuseppe Toniolo, ristampato perché ormai introvabile. Mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, vi ha preso parte presentandone l’originale e anticipatrice ‘spiritualità dell’incarnazione’. Pensiamo di fare cosa gradita pubblicando il suo intervento, che permette di comprendere meglio il senso e le ragioni della beatifi cazione del fedele laico Giuseppe Toniolo, prevista a Roma il prossimo 29 aprile.
Tra le molte diagnosi della crisi economico-fi nanziaria iniziata nel
2008, spicca per acume e persuasività quella del compianto Edmondo
Berselli, noto saggista e giornalista. Il suo ultimo libro, L’economia
giusta, pubblicato postumo, reca in copertina un eloquente ‘strillo’:
Dopo l’imbroglio liberista, il ritorno di un mercato orientato alla società.
Una via cristiana per uscire dalla grande crisi. Abbiamo chiesto a
don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale presso la
Pontifi cia Università Urbaniana, di presentare gli elementi di interesse
di questo saggio, nella prospettiva di pensare altrimenti l’economia
e lo scambio sociale, anche a partire dal potenziale critico
della dottrina sociale della Chiesa e di un’idea di futuro meno legata
ai quei luoghi comuni che tendono a misurare la qualità della vita
esclusivamente in termini di capacità di accumulo e consumo.