Lo scorso 30 settembre è stato pubblicato il Documento della Pontificia Commissione Biblica dal titolo «Che cosa è l’uomo?» (Sal 8,5). Un itinerario di antropologia biblica. Il corposo testo ripercorre la complessità e la ricchezza del testo biblico facendo emergere le diverse modalità con cui affronta le grandi questioni circa l’umano, sottolineando la necessità che ogni testo biblico sia collocato nel proprio contesto per essere adeguatamente compreso. La fatica di tale procedimento, sottolinea don Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, è sforzo oggi indifferibile affinché la Chiesa possa adeguatamente rispondere alle molte e inedite domande suscitate dalla cultura contemporanea. Lo studio offre una sintetica e pregevole presentazione del Documento, che ne valorizza le novità di contenuto e metodo, sottolineando la sua importanza strategica: «La speranza è che il poderoso Documento possa divenire una specie di manuale di riferimento per la formazione teologica. Il discorso biblico sull’antropologia, infatti, è imprescindibile per un’adeguata intelligenza della fede circa l’uomo, la storia, la vita».
Il tema della sinodalità è stato rilanciato con forza dal magistero di Francesco come categoria cardine attorno alla quale realizzare una riforma della vita della Chiesa. Prevedibilmente, in vista del Sinodo dei vescovi 2022, il tema diventerà ubiquitario, ma, nota p. Ugo Sartorio, docente incaricato di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica del Triveneto (PD), «proprio per questo si dovrà fare attenzione affinché la circolazione massiccia e incontrollata non porti a un’altrettanto veloce svalutazione, come quando circola troppa carta moneta che non ha corrispondenti auriferi». Il saggio si propone di offrire gli strumenti essenziali, quasi un vademecum, per collocare in modo teologicamente corretto il complesso tema della sinodalità, in modo da arginare preventivamente un suo facile depotenziamento da parte sia di interpretazioni ireniche o romantiche sia di visioni legate a modelli civili o a ecclesiologie del passato. Certo, nota l’autore, «limitarsi a dire ciò che la sinodalità non è rappresenta solo un primo passo per evitare fraintendimenti e depistaggi, ma riteniamo che sia un primo servizio che ha comunque una sua utilità», soprattutto – aggiungiamo – se si vuole che lo stile della sinodalità risulti incisivo nella vita delle comunità cristiane, concretamente nelle diocesi e nelle parrocchie.
A sette anni dall’inizio del pontificato di Francesco è possibile riconoscere -con sicurezza che «il legame fra missione e vita cristiana, tra universale disegno divino di salvezza e servizio apostolico che la Chiesa è chiamata a svolgere nella storia, è il punto centrale del suo magistero». Sulla base di questa lettura don Gianni Colzani, missiologo, docente presso la Pontificia Università Urbaniana, propone un ampio e documentato studio sull’ecclesiologia missionaria del papa, ricostruendo le sue radici teologiche e culturali e lo sviluppo che ha avuto nei documenti magisteriali fino a oggi. Se il nucleo della proposta di Francesco è semplice («evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio», EG 176), si sostanzia poi in una complessa e dinamica proposta di alternativa culturale, della quale è protagonista il popolo di Dio: «Così inteso, il regno è la scelta radicale di quella discepolanza cristiana che, in forza dello Spirito, mantiene la capacità di generare un futuro che si stacca dal passato, e si sviluppa in termini culturalmente alternativi a un presente che enfatizza un soggettivismo individualista che ha messo al suo servizio la ragione e la scienza».
La riflessione di don Alberto Carrara, parroco e già Delegato vescovile per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale della diocesi di Bergamo, dà voce a una percezione poco tematizzata ma molto diffusa fra i credenti: a suo avviso i cattolici avvertono oggi in modo chiaro i sintomi di una grave crisi della Chiesa e ne temono l’irreversibilità. La gravità della situazione percepita è tale che essa è semplicemente temuta e proprio per questo taciuta, come se si assistesse impotenti a una sorta di lunga agonia. Il saggio descrive i sintomi e le tensioni che caratterizzano questa nuova condizione del cristianesimo in Occidente, cercando di leggerli in prospettiva storica e proponendo interrogativi sull’adeguatezza delle risposte pastorali in atto: «Avviene spesso, oggi, che i cristiani si rifugino nella certezza che viene da Dio per dimenticare l’incertezza che viene dall’uomo. Ma la Chiesa non può scavalcare la storia nella quale vive e quindi solo accettando quella incertezza e perfino l’angoscia che ne deriva, può camminare verso il futuro che il suo Signore certamente le concederà, “in quel giorno”».