Si conclude qui la pubblicazione dello studio di fra Ugo Sartorio OFM sul tema del futuro del cristianesimo in Occidente. La prima parte, pubblicata sul n. 10/2020 della Rivista, ha recensito alcuni dei principali studi sul tema. Qui l’Autore prende in esame le principali proposte volte a contrastare il trend di marginalizzazione, analizzando gli studi di Rod Dreher, Christoph Theobald, Hans Joas. In conclusione l’autore esprime la convinzione che «una volta messa in chiaro la necessità di fare il lutto per la cristianità che ormai si trova alle nostre spalle, la vera scelta per dare futuro o meno al cristianesimo, soprattutto in Occidente, è quella che muove da una lettura non deterministica e non solo sottrattiva della secolarizzazione, prendendo sul serio l’eredità del Vaticano II perché solo così ci sarà in qualche modo la possibilità di “costruire” il futuro che ci attende».
Lo studio di don Emanuele Campagnoli è dedicato alla «regina dei vizi», proseguendo la serie di contributi dedicati ai vizi capitali comparsi sui fascicoli del 2020. L’Autore, docente di Filosofia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema-Cremona-Lodi, offre una penetrante fenomenologia della superbia, collocandola nel posto d’onore che occupa fra gli altri vizi, per poi approfondirne la comprensione in due direzioni: la prima, di matrice greca, connotata soprattutto come ‘rifiuto del limite’; la seconda, in ambito cristiano, piuttosto come amore per la propria eccellenza. In entrambi i casi, afferma l’Autore, percorrere la via dell’umiltà rappresenta l’unico rimedio per contrastare questo vizio così infido: «Si tratta, semplicemente, di vedersi per come si è, in quel grado di superbia in cui ci troviamo […]. E una volta ammessa la nostra miseria, riconoscerci poveri, e pronunciare la nostra sincera richiesta di aiuto e di misericordia».
L’articolo di Donatella Scaiola raccoglie le indicazioni del recente Documento della Pontificia Commissione Biblica Che cosa è l’uomo?, proponendo un sintetico saggio di lettura dell’antropologia del Salterio. L’Autrice, biblista e docente presso la Pontificia Università Urbaniana, ha studiato a lungo i salmi e introduce con semplicità e rigore sia al ricco lessico sia al complesso disegno antropologico che questo libro offre al lettore. Il Salterio infatti fa emergere «la realtà paradossale dell’uomo: essere fragile e debole, sospeso sull’abisso, con tante domande e poco tempo, ma sempre aperto al mistero verso il quale cammina, non da solo, ma all’interno di una comunità di fratelli».
La pandemia da Covid-19 è come uno specchio della situazione della Chiesa cattolica, riflettendone un’immagine per molti aspetti incompiuta e poco definita sia nel campo liturgico sia in quello della solidarietà e del funzionamento ecclesiale. Lo studio del prof. Arnaud Join-Lambert, insegnante di Teologia pastorale presso l’Università Cattolica di Lovanio, delinea per ciascun ambito, con particolare riferimento alle Chiese del Nord Europa, un quadro contrastato nel quale abitudini clericali hanno coabitato con iniziative più ‘sinodali’. Segno della necessità di riconsiderare i tre campi richiamati che, pur avvantaggiandosi di fondamenti teologici ben stabiliti, richiedono fi n da ora un impegno rinnovato per la loro attuazione: «L’urgenza ormai è accompagnare le vittime della crisi, ma anche riflettere e discernere nella Chiesa, a tutti i livelli. Quel che i cattolici conoscevano prima del marzo 2020 in materia di liturgia, di solidarietà, di missione e di governance non dovrà più esistere in modo identico, pena il rischio di produrre gli stessi effetti e non-effetti nel corso delle prossime crisi».
L’editrice Vita e Pensiero ha recentemente ripubblicato l’importante opera di Michel de Certeau La debolezza del credere. Fratture e transiti del cristianesimo. Stella Morra, docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana – che ne ha curato l’edizione italiana – presenta nella prefazione al volume che qui pubblichiamo, alcuni dei motivi di attualità di un autore che ha colto con acutezza i molti e difficili «transiti» che il cristianesimo sta attraversando nell’epoca odierna. In questo passaggio, afferma l’Autrice, «abbiamo bisogno di nuove parole e nuovi luoghi per la fede, nuovi corpi, capaci di ricevere l’antico e il tramandato dalle generazioni, rivisitandolo distinguendo; abbiamo bisogno di accettare un esodo di cui non conosciamo né la meta, né, a volte, neppure il percorso. […] Abbiamo bisogno di nuovi spirituali […]. Michel de Certeau è stato, ci sembra, uno spirituale».