La scorsa primavera i Global Strike For Future hanno richiesto con forza all’intera società civile e politica un maggiore impegno contro i cambiamenti climatici, attirando l’attenzione mondiale sull’emergenza ambientale. L’intervento di don Bruno Bignami, presbitero della diocesi di Cremona, Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, Docente di Teologia morale e Presidente della Fondazione Mazzolari, affronta la tematica ecologica leggendola in profondità mediante un’articolata disamina delle radici economiche e dei comportamenti che l’hanno prodotta e tuttora la alimentano. Lo studio analizza l’attuale crisi climatica quale conseguenza della mancata destinazione comune dei beni, iniquità che negli ultimi decenni ha assunto il volto di piani economici che hanno riproposto le medesime dinamiche coloniali e predatorie perseguite nei secoli scorsi con la violenza degli eserciti. L’analisi di don Bignami si riferisce puntualmente al magistero ecclesiale degli ultimi due pontefici, che hanno speso parole chiare, fondate su un pensiero etico-sociale radicato nella tradizione e scientificamente aggiornato, capaci di indicare la via verso un modello antropologico ed economico ecologicamente equo e sostenibile.
Ancora oggi in Italia si mantiene alta la richiesta delle famiglie di battezzare i propri figli. Nell’occasione i genitori reincontrano la Chiesa manifestando un desiderio profondo, sovente anche confuso, che fatica a esprimersi consapevolmente. Mons. Giuseppe Angelini, noto teologo moralista già preside della Facoltà teologica di Milano, offre qui un’articolata riflessione che si propone come preziosa traccia a sostegno del difficile compito pastorale di avvicinare i genitori alla comprensione della verità cristiana sui temi della generazione e dell’educazione. Compito essenziale, in assenza del quale la celebrazione del battesimo rischia di ridursi alla «celebrazione della cultura della tenerezza per il piccolo più che il sacramento della conversione cristiana». Il lungo intervento verrà pubblicato nei prossimi fascicoli in diverse parti: nella prima l’autore cerca di chiarire il senso della generazione a partire dal punto di vista dell’esperienza dei genitori, quindi – nella seconda parte – si propone di illuminare l’esperienza della generazione interrogando la tradizione biblica, per poi mostrare come la celebrazione del battesimo dei bambini riprenda e interpreti la verità della generazione nella prospettiva della fede biblica.
Il saggio di don Alberto Carrara, parroco e già Delegato vescovile per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale della diocesi di Bergamo, apre una breve serie di interventi sul tema della predicazione offrendo un’ampia panoramica delle problematiche connesse lla pratica dell’omelia nel nostro tempo. La riflessione considera puntigliosamente i molteplici elementi che un predicatore si trova a dover gestire nel proporre un’omelia efficace. Essi attengono alla relazione con l’uditorio, al complesso campo della comunicazione, alla scelta del registro teologico, morale, biblico, spirituale, alla sensibilità sociale, fino alla consapevolezza dei condizionamenti su di lui esercitati dalla tradizione e dai propri presupposti culturali. La ‘buona omelia’ si prefigura così come «un’impresa quasi disperata, ma necessaria», che comunque chi predica non può esimersi dal tentare, perseguendo l’idea – suggerisce l’autore – che la sua missione può ritenersi riuscita solo quando ha educato alla fede matura i suoi fedeli portandoli «a innamorarsi della Parola e, in fondo, a dimenticarsi di lui che quella Parola ha annunciato».
Sacerdoti e operatori pastorali che desiderino occuparsi di morale familiare non mancano certo di riferimenti magisteriali recenti e aggiornati; può però risultare di grande utilità questo sintetico intervento di don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita. Esso si propone di offrire brevemente alcune riflessioni sui criteri morali fondamentali che dovrebbero presiedere alla promozione di una buona vita di coppia e una buona apertura generativa. Quasi una mappa tematica tracciata a partire dall’intento di valorizzare le risorse interne alla coppia cristiana quale luogo primo da cui scaturisce una buona vita familiare. La presentazione si sviluppa in due momenti, approfondendo la struttura del sacramento del matrimonio per poi offrire una riflessione più articolata su alcune forme della promessa inscritta nel dono sponsale.
Al prete è solitamente richiesto di presiedere, coordinare e animare gruppi e organismi ecclesiali solo in virtù del ministero che svolge all’interno della comunità cristiana. Un compito complesso – per il quale spesso manca una specifica preparazione – che coinvolge a fondo nelle relazioni la personalità del presbitero, mettendone a nudo gli eventuali tratti di immaturità emotiva. Don Donato Pavone, psicologo, docente di Psicologia e antropologia filosofica presso lo Studio teologico di Treviso e Vittorio Veneto e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Veneto Orientale, presenta qui un utilissimo studio che delinea, sullo sfondo di una pungente descrizione delle possibili patologie relazionali, i tratti del prete che voglia assumere la figura del ‘facilitatore’ in ordine a una efficace e rispettosa gestione dei gruppi ecclesiali. È questa la condizione indispensabile per una responsabilità condivisa, la sola che permetta a ogni persona di esprimere e offrire in maniera efficace alla comunità i propri carismi, valorizzando quindi le proprie singolari competenze, esperienze e capacità. Gli esiti delle ricerche mostrano infatti che, rispetto ai gruppi nei quali il leader è il protagonista assoluto, vi è migliore operatività decisionale e realizzativa in quelli a responsabilità condivisa: diviene quindi compito strategico del pastore «propiziare l’interdipendenza e la corresponsabilità di tutti, senza rinunciare, tuttavia, all’esercizio dell’autorità e del ruolo che gli pertengono».