E il Paradiso? Riabilitarci a immaginare quanto ci è promesso
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Di Paradiso e di resurrezione si parla sempre di meno: «L’attesa fiduciosa del Paradiso – afferma don Cesare Pagazzi, teologo di Lodi e membro della redazione – non sembra essere il primo affetto della Chiesa, dei battezzati e dei pastori». Questa afasia non rende però giustizia alla nostra vita concreta, anche a quella più benedetta, che sempre invoca un compimento. Forse dobbiamo imparare di nuovo ad aspettarci da Dio il meglio, che non è ancora accaduto, il suo grazie, il suo premio. Per immaginare il Paradiso andrebbe onorata la ‘carne’, la nostra condizione comune di creature, con la sua bellezza e il suo limite. Il Nuovo Testamento infatti, per descrivere il compimento della storia, utilizza immagini tratte dalla vita quotidiana: la tavola, la festa, la casa ospitale, la città, il raccolto. Già lì è anticipato e promesso il Regno: sono i luoghi amati dagli uomini e da Dio.
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