Enzo Bianchi
Titoli dell'autore
I quattro anni di papa Francesco
digital

Anno:
2017
Sono passati quattro anni dall’inizio del pontificato di papa Francesco, un tempo nel quale si sono delineate chiaramente le linee ispiratrici della sua riforma: una riforma dei cuori, prima che delle strutture, attorno a Gesù Cristo e al suo Vangelo, in ogni circostanza richiamati come riferimenti essenziali e radicali nella vita della Chiesa e di ogni cristiano...
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La sacramentalità della Parola
digital

Anno:
2016
Nell’Esortazione postsinodale Verbum Domini (2010), che raccoglie le indicazioni del Sinodo dedicato a La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (2008), compare per la prima volta nel magistero pontificio il sintagma «sacramentalità della Parola». Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, che ha partecipato attivamente ai lavori dell’Assemblea, approfondisce in questo documentato studio la centralità di tale affermazione teologica...
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«L’unità si fa camminando».
Il dialogo tra cattolici e ortodossi oggi
digital

Anno:
2016
Il recente incontro all’Avana tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill ha mostrato che questo è un tempo particolarmente propizio per l’ecumenismo. La tensione verso l’unità dei cristiani sembra conoscere, dopo una stagione faticosa, un rinnovato slancio. Il ‘dialogo della carità’ tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse sta trovando inattese convergenze, prima ancora che a livello teologico, nelle intenzioni, nei gesti, nello stile...
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Fedeltà e misericordia
digital

Anno:
2015
Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, dopo aver proposto alcuni rilievi circa l’Instrumentum laboris (in particolare a proposito dell’espressione ‘vangelo della famiglia’ e dei matrimoni misti), auspica che vengano individuati per alcuni divorziati risposati, e secondo stringenti condizioni, «dei cammini penitenziali che abbiano come possibile esito anche la ritrovata comunione eucaristica vissuta nell’assemblea della Chiesa di Dio»...
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Il presbitero e la povertà evangelica
digital

Anno:
2015
La questione della povertà del clero si è imposta come centrale per l’identità e la missione del presbitero
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La violenza e Dio
digital

Anno:
2013
Cristianesimo come religione dell’amore. L’identifi cazione è immediata, ma spesso rischia...
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«Siate santi perché io sono santo» (Lv 19,2; 1Pt 1,16). La vocazione alla santità nella vita del presbitero oggi
digital

Anno:
2012
Pubblichiamo il testo di un bell’intervento che Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, ha recentemente rivolto a un’assemblea di presbiteri. La ricca meditazione, che riprende un tema decisivo della spiritualità sacerdotale, sia pure un po’ dimenticato in questi anni, fa risaltare la bellezza della vocazione cristiana alla santità nel quadro del rinnovamento dell’ecclesiologia e della spiritualità operato dal Concilio. La riflessione addita ai presbiteri due riferimenti fondamentali: luogo della santificazione è anzitutto il proprio ministero, vissuto nell’esperienza del sostegno di Cristo e della sua Parola; la santità cristiana è santità di uomini e donne concrete, è santità nella carne. Il cammino di santifi cazione vuole quindi un cammino di umanizzazione: «La santificazione non chiede una fuga dalla storia o dall’umanità ma, al contrario, quando è autentica si mostra addirittura generatrice di storia, di relazioni. Sì, la santità è essenzialmente una questione di relazioni!».
Dalla messa tridentina alla riforma liturgica del Vaticano II
digital

Anno:
2012
L’articolo che qui pubblichiamo ha un forte timbro autobiografico. Il
priore di Bose racconta infatti come ha vissuto la messa negli anni
precedenti la riforma liturgica. Molti lettori apprezzeranno queste
pagine dense di memoria e ricche di suggestioni, riconoscendo se
stessi nella testimonianza di Enzo Bianchi. Vi traspare tutto l’affetto
verso una forma liturgica che è stata alimento spirituale imprescindibile nella prima parte della sua vita. Insieme, il testo evoca anche il
passaggio alla nuova forma della messa, successiva al Vaticano II, con
i suoi innegabili arricchimenti (in particolare la lingua e il lezionario)
e taluni difetti (nel canto liturgico). L’Autore riconosce nella riforma
«soprattutto la continuità, la tradizione che si accresce e si rinnova
per non morire o decadere, ma che sa sempre conservare la stessa
messa, la stessa alleanza tra Dio e il suo popolo».
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Il presbitero e la preghiera
digital

Anno:
2011
La preghiera è semplicemente essenziale per un prete, come peraltro
per ogni credente. Ne va della sua vita spirituale, della sua identità e
dell’efficacia stessa del suo ministero. Il priore di Bose entra direttamente
nel merito di un disagio diffuso in gran parte del clero: assediati
dalle molte incombenze pastorali, liturgiche e caritative, spesso i
preti sono esposti alla tentazione di non assegnare la priorità alla pratica
dello stare con il Signore. Enzo Bianchi rileva con sapienza quanto
sia decisivo perseverare nell’assiduità con il Signore, mettervi nel
conto fatica e aridità, oltre che gioia e consolazione. L’invito alla ‘manutenzione’
e alla cura attenta di questa dimensione profonda della vita
spirituale del presbitero è accompagnato dalla sottolineatura delle
specificità della sua preghiera: l’ascolto di Dio e dei fratelli («un’arte
fatta di sollecitudine, esercizio, attenzione, passione e custodia») e l’intercessione
come atto dello stare davanti a Dio in nome del popolo
che gli è stato affidato. Numerose, persuasive ed efficaci suggestioni
derivano dalla lettura di questo articolo, quasi un sintetico lessico e
una grammatica per una pratica da imparare sempre di nuovo.
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Bellezza e liturgia. Una relazione costitutiva?
digital

Anno:
2011
Dopo aver presentato alcune difficoltà inerenti alla riflessione sul
rapporto tra bellezza e liturgia, il priore della Comunità monastica
di Bose sviluppa la sua meditazione a partire dalla constatazione che
la bellezza resta un enigma. Il discernimento della bellezza epifanica,
rivelativa di Dio e della sua azione, richiede da parte dell’uomo un’educazione
dell’intelligenza del cuore, un lungo e faticoso cammino
ascetico: richiede, in una parola, la trasfigurazione dei sensi umani.
Ciò vale in modo particolare per la liturgia, opus Dei, la cui bellezza
si manifesta agli occhi della fede e si sperimenta con i sensi spirituali.
La bellezza della liturgia va misurata sulla capacità che essa ha di far
apparire l’azione del Signore, di fare segno alla presenza efficace di
Cristo risorto. In quest’ottica, occorre avere una precisa consapevolezza:
è l’arte che deve essere a servizio della liturgia, non viceversa.
Servono dunque vigilanza e discernimento: la banalità, la sciatteria,
la mancanza di qualità, tutto questo minaccia l’azione liturgica
quanto un’arte troppo segnata da improvvisazione, una pretesa bellezza
alla quale la liturgia serva come contesto in cui esprimersi.Tutto
ciò che è opus hominis deve entrare nella liturgia solo se ha le
qualità per essere al suo servizio.
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La passione del predicatore
digital

Anno:
2011
Spesso l’omelia, anche a livello di opinione pubblica, viene criticata
perché noiosa o ‘obesa’ o moraleggiante o aggressiva. D’altra parte
essa, di fatto, oggi svolge una funzione troppo importante nel favorire
la trasmissione della fede e la stessa conoscenza del Cristo Signore
per essere semplicemente lasciata ai gusti personali del predicatore.
La riflessione di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose,
descrive i caratteri dell’omelia cristiana, fondandoli anzitutto sullo
stile della predicazione di Gesù, la cui sapienza, autorità e passione
costituiscono il modello insuperabile per chi annuncia la Parola. L’approfondimento
di queste tre caratteristiche offre un utile stimolo alla
verifica dell’effettiva qualità delle nostre prediche, richiamando al
dovere dell’imitazione di Cristo, per poter poi parlare ‘come’ Lui, ma
anche alla ‘compassione’ per la comunità ricevuta dal Signore: infatti,
quando questa manca, «allora proprio nell’omelia appaiono tutte le
patologie del pastore: la collera, l’aggressione, il disprezzo, il rigorismo.
E così la buona notizia risulta mortificata da una cattiva comunicazione,
dove l’aggettivo “cattiva” non significa povera, ma fatta con
sentimenti che non esprimono l’amore preveniente e sempre gratuito,
la misericordia infinita di Dio, anzi li contraddicono».*
€ 4,00
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