Soggetto carismatico o uomo dell’istituzione? Il prete, amministratore fedele
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Oggi va facendosi strada l’idea che il prete debba essere un leader carismatico.A determinare questa tendenza non è estraneo il clima culturale dominante, che esalta la soggettività e misconosce l’istituzione. Certo, nella Chiesa cattolica non si dà contraddizione tra carisma e istituzione. La varietà delle tipologie di prete evidenzia quanto la struttura ecclesiastica sia accogliente nei confronti delle peculiarità personali. E tuttavia, sottolinea il noto teologo don Severino Dianich, «piaccia o non piaccia, il prete come anche il diacono o il vescovo, è uomo dell’istituzione». La vocazione e l’ordinazione al ministero non sono finalizzate all’autorealizzazione del prete, ma al servizio della comunità affidatagli dal vescovo. Ogni servizio è determinato dai bisogni e dalla condizione di chi deve essere servito. Appare quanto mai urgente una comprensione e un esercizio corretto del ministero in tal senso. Essa domanda anche una certa ascesi nei confronti delle proprie particolari inclinazioni, perché la comunità cristiana sia casa ospitale per tutti. È la fedeltà del bravo amministratore.
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