Il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Giuseppe Betori, puntualizza in queste pagine «atteggiamenti, contenuti e attese» da coltivare nella fase finale della preparazione al Convegno Ecclesiale di Verona. I cristiani sono chiamati a sentirsi stranieri, dispersi e pellegrini nella storia, realizzando un rapporto insieme dialettico e fecondo con le culture in cui abitano. Su questa trama di disposizioni fondamentali si innestano poi i contenuti che la comunità cristiana ha da tener presenti per ridare slancio alla sua testimonianza, riconducendola costantemente all’evento pasquale della morte e resurrezione di Gesù. La riflessione si chiude elencando gli obiettivi generali attesi dal Convegno, il cui discernimento dovrà favorire anzitutto una svolta profondamente missionaria della pastorale.
Pubblichiamo qui la seconda parte della relazione che mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza, ha tenuto all’Assemblea generale della Cei nel maggio scorso. Nella prima parte (n. 6/2006, pp. 425-439) l’Autore si era soffermato sull’umanità del prete e sul suo essere discepolo. Ora viene invece affrontata la questione del modo autentico di essere preti oggi, analizzandone le principali difficoltà e soffermandosi sul rapporto tra spiritualità/vita del prete ed esercizio del suo ministero apostolico e missionario. Ne emerge una visione d’insieme completa, ricca di riferimenti concreti sia alla pastorale sia alla vita personale.
Don Dario Vitali, docente di Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, riprende alcune tematiche toccate all’Assemblea della Cei sulla «vita e il ministero del presbitero», e più segnatamente dalla relazione di mons. Monari sopra pubblicata. L’Autore si focalizza sul rapporto tra fondamento cristologico del sacerdozio ministeriale e la sua natura ecclesiale. Sotto quest’ultimo profilo viene rilevata la stretta corrispondenza tra modello di Chiesa e modello di ministero, ravvisandone una persistente varietà nell’odierno contesto ecclesiale. Sullo sfondo della recezione dell’ecclesiologia di comunione effettuata dal Vaticano II, particolare sottolineatura viene data al presbiterio, la cui valorizzazione avrebbe conseguenze positive sulla riconfigurazione dei modelli di ministero, temperandone l’eccesso di varietà e favorendo la destinazione del prete al servizio della Chiesa locale.
Chi ha consuetudine al contatto con i giovani non può non rilevare una condizione paradossale: da un lato l’enfasi accordata ai sentimenti e alle emozioni, che sempre più tendono a diventare criteri di comportamento; dall’altro una vita emotiva che accade senza essere oggetto di un’interpretazione o di una cura, verificandosi una sorta di ‘analfabetismo’ dei sentimenti. Eppure un’educazione di quest’importante aspetto della vita è imprescindibile per il passaggio alla vita adulta. Vanna Iori, docente di pedagogia all’Università Cattolica (Piacenza), introduce alla lettura di questo fenomeno con competenza e fiducia, offendo suggestioni preziose «per aiutare una generazione sovrastimolata da un eccesso di provocazioni emotive, generatrici di confusione interiore».
Questo contributo di Storia della Chiesa, di argomento molto circoscritto, mostra in realtà come le istanze riformatrici accompagnano costantemente la vicenda del popolo di Dio nella storia. Il Libellus ad Leonem X è un documento scritto all’inizio del 1500 da due monaci camaldolesi che, attraverso una feconda mescolanza di elementi tradizionali e innovatori, prospettano linee di riforma ecclesiale dalle indubbie suggestioni ecclesiologiche: uno scritto sorprendentemente profetico, anticipatore di tematiche che troveranno compiuta trattazione quattro secoli e mezzo dopo, con il Concilio Vaticano II. Alessandro Parola è borsista della Fondazione per le Scienze religiose «Giovanni XXIII» di Bologna.