Don Gianni Colzani (docente di Teologia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma) propone in queste pagine una lettura dell’enciclica Deus caritas est. Il documento programmatico del pontificato di Benedetto XVI concentra l’attenzione su ciò che è più essenziale della fede cristiana, l’amore di Dio rivelato in Gesù Cristo, e sulla conseguente immagine dell’uomo. «L’amore di Dio per noi è questione fondamentale della vita», ci ricorda il papa. È l’invito a disporre sempre attorno al centro i pensieri, gli affetti, i comportamenti dei credenti e della Chiesa tutta, orientamento quanto mai prezioso in un’epoca di dispersione e disorientamento.
Il tempo che passa è un inesorabile crogiolo. Mette alla prova, solleva domande, obbliga a verifiche. Nessuno ne è al riparo, neppure il prete. L’età matura è ambivalente: espone al rischio dello scoraggiamento, alla tentazione della mediocrità, alla ricerca dei surrogati; ma insieme è occasione preziosa di purificazione, per scendere dalla superficie delle cose alla profondità del cuore, che solo lo svolgersi dell’esistenza può svelare. In questa riflessione (offerta nel febbraio scorso ai preti ambrosiani ordinati tra il 1990 e il 2000) il vescovo di Novara aiuta a leggere in chiave spirituale le sollecitazioni poste sia dal tempo personale sia dalla attuale stagione culturale. Esse vanno raccolte con fiducia «per dare una virata al nostro modo di affrontare il ministero se non addirittura e più radicalmente al nostro modo di intendere la vita (…). Ogni giorno sia affrontato come un’occasione di Dio».
Il discernimento del tempo presente alla luce del Vangelo, come pure l’individuazione delle strade per rinnovare la trasmissione della fede cristiana, sono temi che stanno a cuore alla Rivista. E sono il motivo che ci ha spinto a pubblicare questa innovativa riflessione di Christoph Theobald, gesuita, professore di Teologia al Centre Sèvres di Parigi. Nonostante il suo ragionamento faccia riferimento a una situazione culturale diversa dalla nostra (quella francese), gli stimoli e le intuizioni qui offerti fanno pensare anche noi e ci aiutano a cogliere con maggiore consapevolezza le sfide con le quali devono misurarsi le Chiese nel mondo occidentale. Sullo sfondo di un’interessante rilettura del Vaticano II, l’autore propone nella seconda parte dell’articolo alcuni suggestivi spunti su come ripensare la pastorale per generare alla fede nell’odierno contesto culturale.
La prima lettera di Pietro è uno degli scritti canonici più significativi in riferimento al tema della speranza cristiana, cui è dedicato il prossimo Convegno ecclesiale di Verona. Proprio la Traccia di riflessione, pubblicata in vista della preparazione di tale Convegno, individua in questo scritto neotestamentario un prezioso filo conduttore per una meditazione biblica da attuarsi come singoli e come comunità, per giungere spiritualmente preparati all’importante appuntamento ecclesiale. In questo contributo Patrizio Rota Scalabrini (biblista, docente alla Facoltà teologica di Milano e al seminario di Bergamo) fa emergere il profilo della speranza cristiana, così come è proposto dalla prima lettera di Pietro, attraverso puntuali riferimenti al testo e una sapiente lettura teologico-biblica.
Padre Giuseppe Crocetti (docente di sacra Scrittura presso l’Istituto teologico abruzzese-molisano a Chieti e l’Istituto teologico marchigiano ad Ancona) propone in questa nota una lettura di Maria come ‘donna eucaristica’. La riflessione si svolge in riferimento dapprima all’opera lucana (vangelo e Atti), poi alla tradizione liturgica (in particolare il Canone Romano e alcune importanti anafore orientali), per concludersi con brevi spunti per la vita spirituale del prete che presiede l’eucaristia.