Galileo e la teologia
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Il caso Galileo è stato a lungo considerato, soprattutto dalla polemica
illuministica, l’emblema dell’inimicizia tra la teologia e la scienza.
Se è indubitabile che il S. Uffizio condannò nel 1633 le tesi di
Galileo, tuttavia l’ostracismo da parte ecclesiastica non durò oltre il
XVIII secolo, fino a essere definitivamente superato con il Vaticano II
e il magistero di Giovanni Paolo II. Don Gianni Colzani (docente alla
Pontificia Università Urbaniana di Roma) in questo articolo ricostruisce
sinteticamente il caso e mostra tra l’altro come Galileo
avesse correttamente impostato il rapporto tra teologia e scienza,
considerando «il cosmo come un libro. La Scrittura e la natura sono
due libri che risalgono a Dio e, di conseguenza, le verità dei due libri
non possono contraddirsi senza porre in contraddizione il loro
unico autore». Quindi nei due diversi modi di avvicinarsi alla medesima
verità stanno la legittima autonomia e la relazione tra teologia
e scienza. Tuttavia, oggi il problema è piuttosto quello di mettere in
discussione una visione del sapere che lo riduce alla sola concezione
matematico-scientifica.
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