In occasione del Sinodo generale dei vescovi su «La parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa», abbiamo chiesto al priore
di Bose, uno dei protagonisti della fioritura biblica nella Chiesa
italiana del postconcilio, di tracciare un quadro di sintesi sull’argomento.
Dopo un’utile chiarificazione terminologica, l’Autore sottolinea la
decisiva importanza della Parola di Dio nella trasmissione della
fede, che, per essere tale, deve configurarsi come «conforme al
vangelo di Cristo testimoniato dalle Sante Scritture».
Enzo Bianchi si sofferma poi sul rinnovamento suscitato dal
Vaticano II nel tessuto ordinario della vita pastorale; certo, si tratta
di un processo non ancora compiuto, ma se si considera il ‘bicchiere
mezzo pieno’, non ci si potrà sottrarre alla convinzione
che la «corsa della Parola» durante questi decenni è stata ricca di
frutti nelle nostre Chiese. Tuttavia l’articolo mette in guardia da
alcuni rischi che insidiano tale rinnovamento: le letture fondamentalista,
carismatica e psicologizzante, accomunate dal misconoscimento
del tratto caratteristico della Scrittura, cioè il suo
attestare la rivelazione di Dio avvenuta nella storia di Israele e di
Gesù Cristo.
Le tre urgenze richiamate in conclusione (approfondimento della
Dei Verbum, esegesi liturgica e centralità di Gesù Cristo) additano
prospettive anche pastorali che occorrerà riprendere e sviluppare
perché il dono prezioso della Parola continui a rendere
vitale la nostra Chiesa.
In occasione del Sinodo sulla Parola di Dio, la Federazione Biblica Cattolica – il cui presidente è il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia – ha condotto un’indagine internazionale sulla pratica della Bibbia, per valutare il rapporto della popolazione adulta con le Scritture e per approfondire in modo particolare i caratteri assunti da questo rapporto presso quella parte di popolazione costituita da cristiani che frequentano con una certa regolarità le liturgie festive. I risultati di questa inchiesta sono stati presentati ai padri sinodali e ora stanno per essere pubblicati, assieme ad alcune letture e prime interpretazioni. Per gentile concessione dell’editrice San Paolo mettiamo a conoscenza dei lettori i pensieri e le riflessioni che questi dati hanno suscitato al card. Martini, espresse in questa intervista di don Luca Bressan, membro della nostra redazione.
La celebrazione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione
del testo di don Lorenzo Milani Esperienze pastorali offre a don
Luca Bressan lo spunto per sviluppare una riflessione sulla recezione
di questa opera dentro la storia recente del cattolicesimo
italiano. Usciti ormai dalla fase delle polemiche e delle strumentalizzazioni,
il testo di don Milani può essere assunto come un
preciso punto di svolta della riflessione pastorale italiana, che
grazie anche a questo libro prende sempre più coscienza della
complessità dell’annuncio del messaggio cristiano in una cultura
in profonda trasformazione come la nostra. Il primato dato alla
dimensione del linguaggio, l’attenzione pedagogica alla costruzione
di cammini di maturazione dell’identità dei singoli cristiani
possono essere letti oggi come le avvisaglie di un ‘progetto culturale’
che va delineandosi dentro la riflessione e la pratica
pastorale italiana.
La situazione di minoranza culturale del cristianesimo italiano pone
alla Chiesa la sfida dell’annuncio del Vangelo in condizioni radicalmente
diverse da quelle conosciute dalla tradizionale comunicazione
della fede. Il noto teologo don Gianni Colzani propone qui una
riflessione sugli atteggiamenti richiesti da un’efficace azione missionaria,
ritraducendo per l’oggi la ‘strategia’ seguita da Gesù nel suo
incontro con la Samaritana. La riflessione conduce così a riscoprire
l’antica legge della comunicazione della fede che, da sempre, avviene
nell’incontro personale, nell’accoglienza dell’altro e nella sua ‘cura’
esistenziale: «Il primo annuncio si inserisce nella storia di persone
alle prese con la problematica della vita per illuminare questo tema
con la luce della Parola [...] il credente sa che in ogni storia vibra una
tensione verso Dio: imparare a discernere e a sostenere questa tensione
fa parte di ogni vera comunicazione e introduzione alla fede.
Solo questa reciprocità tra Vangelo e vita può conferire al primo
annuncio il suo vero volto».
L’intervento di don Franco Manzi, docente di Esegesi presso il
Seminario di Venegono (Mi), si pone in continuità con quello pubblicato
sul fascicolo di marzo (pp. 220-230), costituendo il completamento
di un’agile introduzione alle lettere di Paolo ai Corinti. Qui
l’attenzione viene posta sull’analisi della situazione socioculturale
della città di Corinto, segnata da forti disuguaglianze e tensioni, elemento
indispensabile per cogliere il significato dell’agire di Paolo e
individuarne quindi la strategia pastorale. Su tale sfondo don Manzi
mette poi a fuoco le modalità scelte dall’apostolo per costruire una
visione comunionale di Chiesa confluendo in due prospettive di cammino
comunitario: una cristologica (la Chiesa come corpo di Cristo)
e una pneumatologica (i cristiani sono tempio dello Spirito santo).
Abbiamo chiesto ad alcuni sacerdoti di presentare un testo (biblico,
teologico o più generalmente della tradizione cristiana) che avesse
avuto una particolare importanza nella loro vita di credenti e/o di
preti. Il motivo di tale richiesta sta nell’utilità di un livello di comunicazione
che metta in circolo quelle idee e intuizioni positive che,
alla luce di una lunga esperienza, si siano rivelate realmente efficaci.
Ringraziamo quindi don Alberto Carrara, parroco della diocesi di
Bergamo, che con questo suo intervento apre un ciclo di contributi
che ci auguriamo possa essere segno di fraternità sacerdotale e
strumento di comunicazione non solo di solide letture, ma anche di
buone idee e illuminate pratiche. Nelle pagine che seguono don
Carrara narra come sia maturata la sua comprensione liturgica della
Penitenza a seguito della lettura di un saggio di Karl Rahner: La penitenza
della Chiesa. Saggi teologici e storici.