Il tema qui trattato non è normalmente fra quelli considerati centrali
o prioritari per l’aggiornamento teologico.Tuttavia almeno due
sono i motivi che raccomandano l’attenta lettura dell’articolo: anzitutto
l’interpretazione della figura dell’‘Angelo’ che viene restituita
alla sua identità biblica e tradizionale di creatura spirituale che abita
il ‘cielo creato di Dio’, da dove interagisce con gli umani apportando
quella riserva di trascendenza di cui necessitano. In secondo
luogo l’Angelo illumina un importante aspetto di teologia della storia,
dando forma e vita al carattere attivo e comunicativo del ‘cielo
di Dio’ verso la ‘condizione terrena’ dell’uomo, permettendo quella
disponibilità del divino e al divino che illumina la coscienza, la libertà,
gli affetti, dinamizza e rinnova la storia. Come si può intuire,
PierAngelo Sequeri ci offre una rilettura di grande spessore teologico,
che ripagherà ampiamente il lettore della pazienza richiesta da
un testo denso e ricchissimo, pensato e scritto in occasione del
Congresso Internazionale sul tema “Figuras do anjo revisitadas”
(Ripensare l’Angelo), dedicato al 90° anniversario delle apparizioni
dell’Angelo ai Pastorelli di Fatima, svoltosi nell’ottobre 2006 alla
Facoltà Teologica di Lisbona e al Santuario di Fatima.
Pubblichiamo qui parte del capitolo introduttivo del libro di Philip
Jenkins (Professore emerito di storia delle religioni presso la
Pennsylvania State University) su I nuovi volti del cristianesimo, recentemente
edito da Vita e Pensiero. L’autore è noto al pubblico italiano per
la tesi contenuta in un’altra sua opera (“La terza Chiesa”), nella quale
mostra lo sviluppo delle Chiese cristiane nel Sud del mondo e la loro
tendenza a diventare nel medio-lungo termine «il centro di gravità statistico
del cristianesimo»: il suo baricentro si va spostando verso Sud.
La riflessione proposta in queste pagine, oltre a riprendere tale tesi,
evidenzia anche il ‘tono’ teologico che caratterizza il cristianesimo nel
Sud globale, fortemente ispirato da una lettura della Bibbia fedele allo
spirito del cristianesimo primitivo. In un conteso segnato dalla fame,
dalla povertà, dalle persecuzioni, e con forti esigenze di riscatto e promozione
sociale, ma insieme dotato di un vivo senso del soprannaturale,
i testi biblici parlano con tutta la forza che sembrano aver smarrito
nelle culture più ‘avanzate’. Questo sguardo, ingenuo ma anche
vivido ed esigente, non si pone certo come alternativa ‘fondamentalista’
alla tradizione dell’Occidente. Il cristianesimo ha sempre espresso
forme diverse di fede e di culto, che restituiscono tutta la ricchezza del
suo messaggio. Ma le interpretazioni che provengono dal Sud del
mondo possono aiutare noi occidentali a riscoprire quel senso di vicinanza
della Scrittura alla nostra vita che sembra essersi affievolito in
questo tempo.
L’articolo ripropone un tema fondamentale della spiritualità cristiana,
invitandoci a ripercorrere i testi evangelici che narrano della preghiera
di Gesù. Si tratta di un approccio semplice e profondo, che fa
parlare l’esperienza di Gesù nei suoi aspetti di normatività per la
preghiera del cristiano e in quelli assolutamente singolari della sua
identità di Figlio di Dio. Una lettura che inevitabilmente provoca alla
verifica della propria esperienza orante a partire dal confronto con
la ricchissima fenomenologia evangelica.
Con la riflessione di don Dario Vivian, pastoralista e presbitero della
diocesi di Vicenza, torniamo a occuparci dei mutamenti in corso nelle
Chiese locali italiane. Questa volta l’attenzione è puntata sulle nuove
figure ministeriali che già operano, sia pur in forma eterogenea, in
molte diocesi, ormai insostituibili attori nei nuovi scenari disegnati
dalla necessità di riorganizzare le parrocchie e il loro servizio. Don
Vivian, a partire dalla lettura dell’esperienza in corso nella sua diocesi,
offre un’aggiornata panoramica delle principali forme con le quali
sono state pensate le nuove ministerialità, soffermandosi soprattutto
sui problemi pastorali aperti da questo passaggio ecclesiale delicato,
ma anche provvidenziale. L’Autore si dichiara convinto che proprio
il carattere sintetico e non settoriale di queste figure ministeriali
– chiamate a un’attenzione anzitutto alle persone, alle relazioni,
alla vita concreta della parrocchia nel suo insieme – le predispone a
favorire quanto auspicato dalla Nota pastorale successiva al
Convegno di Verona, che suggerisce di mettere la persona al centro
per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio
del ripiegamento, sempre possibile in ogni comunità.
L’articolo presenta i lavori della recente 35ª Congregazione Generale
della Compagnia di Gesù. L’autore, p. Carlo Casalone, vicedirettore
di «Aggiornamenti Sociali», vi ha preso parte in qualità di delegato
per la Provincia d’Italia (della quale sarà il nuovo Provinciale).
Dopo un sintetico resoconto dei lavori dell’assise il contributo si
sofferma sui principali temi affrontati nei Decreti, in particolare sulla
modalità di presenza nella Chiesa (l’obbedienza), sulla missione nel
mondo globalizzato, sulle forme di collaborazione con i laici.
L’autore comunica un’immagine dinamica della Compagnia, disegnata
dalla coppia ‘creatività e obbedienza’: «Lo slancio creativo è una
caratteristica dell’esperienza spirituale e l’immaginazione è indispensabile
per quel servizio della fede che fa la giustizia, nel dialogo
tra culture e religioni, che attende i gesuiti nel mondo di oggi e che
costituisce il loro specifico contributo nella Chiesa».