Roberto Repole
Titoli dell'autore
Perseveranza nel Vangelo.
Orientarsi dentro lo spaesamento
novitàdigital

Anno:
2023
Il contributo di mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino, che ha introdotto la giornata di formazione tenuta a Milano il 6 febbraio scorso, traccia uno sguardo generale sulle condizioni in cui oggi si trova ad agire il ministero del prete, nel più ampio contesto del ministero della Chiesa...
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Il vescovo nel suo presbiterio.
Ripensare oggi la realtà del presbiterio
digital

Anno:
2017
L’auspicio di una maggiore sinodalità è certo una delle note ricorrenti e insistite del magistero di Francesco. E, afferma don Roberto Repole, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà teologica di Torino e presidente dell’Associazione Teologica Italiana, considerata l’importanza che nella Chiesa cattolica riveste il ministero ordinato, la riforma ecclesiale disegnata dal papa richiede come condizione un’adeguata teologia del presbiterio. Il saggio che segue si propone come un sintetico e lucido itinerario di ripensamento della teologia del presbiterio che, a partire dagli spazi di oscillazione lasciati dai testi del Vaticano II, individua una linea prospettica diversa da quella ‘monarchica’ che oggi sembra essersi imposta...
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Misericordia: «via che unisce Dio e l’uomo»
digital

Anno:
2016
In quest’anno giubilare veniamo continuamente sollecitati a convertire il nostro cuore al centro della fede cristiana, quella misericordia di Dio che si è rivelata nel Figlio Gesù. Da qui può prendere rinnovato slancio la vita della Chiesa e di ciascun credente. Ma non va dato per scontato che cosa significhi e implichi la misericordia di Dio...
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Preti per una 'Chiesa in uscita'
digital

Anno:
2014
Il contributo che qui presentiamo riflette sulla figura del prete richiesta dall’istanza di una 'Chiesa in uscita', missionaria, che ha quale priorità l’annuncio ai lontani...
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Crisi del prete, appello per la Chiesa. Uno sguardo alla situazione attuale
digital

Anno:
2010
La ‘crisi’ del prete non è certo una novità e tuttavia rappresenta un
tratto significativo e preoccupante dell’attuale stagione ecclesiale.
Don Roberto Repole, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà
teologica di Torino, esamina con sereno coraggio le ragioni che possono
spiegarla, operazione particolarmente urgente specie laddove,
come nella sua diocesi d’appartenenza, il fenomeno ha assunto un
rilievo numerico allarmante. Burnout, fine del regime di cristianità, recezione
non armonica del Concilio Vaticano II, sono solo alcuni dei
molti aspetti di un disagio che interpella la Chiesa su due questioni
fondamentali: anzitutto il discernimento circa le modalità storiche
con le quali il ministero sacerdotale possa vivere nella Chiesa e nella
società odierne; in secondo luogo i modi attraverso cui il ministero
possa rappresentare un segno di contraddizione per la mentalità
corrente. Più in generale sembra imporsi alle Chiese diocesane
«l’urgenza di ripensare, in un modo paziente ma realmente condiviso
da tutti (vescovo, preti e laici), la figura ecclesiale nell’orizzonte
della fine della cristianità; e l’importanza che i preti si percepiscano
responsabili, per quel che è loro possibile, dei conseguenti cambiamenti
ecclesiali oggi richiesti dal nuovo modello culturale».
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Pensiero umile e stile cristiano
digital

Anno:
2008
L’articolo qui pubblicato propone di rileggere lo specifico della teologia
cristiana e dello stesso cristianesimo alla luce della categoria di
umiltà. Ne è autore Roberto Repole, presbitero della diocesi di
Torino e docente di Ecclesiologia alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
(sezione di Torino). Alla rigida alternativa tra il ‘pensiero
forte’ della tradizione moderna e il postmoderno, ma non meno
totalizzante, ‘pensiero debole’, l’Autore oppone la possibilità di un’altra
via, quella di un pensiero umile: capace di mettersi in ascolto della
Rivelazione senza catturarla, per riscoprire, da qui, che Dio e la
Chiesa stessi non sono né forti né deboli, ma – appunto – umili.
Seguendo un’intuizione di Guardini, don Repole invita a considerare
come l’umiltà contrassegni tutta l’economia salvifica e quindi sia
punto di riferimento per la vita della Chiesa e per lo stile di presenza
del mondo da parte del cristiano: «L’umiltà si sposa molto bene
con una identità chiara e con una grande forza […]. In fondo, ancora
una volta, Gesù appare come Colui che, essendo stato “mite e
umile di cuore” (Mt 11,29), può esprimerlo al meglio: perché ha
manifestato che cosa significhi un’identità chiara, proprio nella sua
pro-esistenza; e ha manifestato la sua grande forza proprio nella sua
capacità di integrare anche il più piccolo, anche l’ultimo».
€ 4,00
Chiesa e comunione
digital

Anno:
2007
Il rischio della retorica è tutt’altro che remoto quando si parla della Chiesa come comunione. Don Roberto Repole, docente alla Facoltà Teologica di Torino, si attesta su tutt’altro registro. Il contributo procede sottolineando il radicamento di questa formula nel Vaticano II, per il quale la comunione rappresenta «la linea d’orizzonte di tutte le grandi affermazioni sulla Chiesa e la sua missione». E tuttavia la recezione di tale orizzonte è ancora in divenire nel tessuto della realtà pastorale. In questo senso l’Autore suggerisce alcuni sentieri di approfondimento e ripresa: la maggiore cura per Dio e la sua ‘trascendenza’ rispetto alla Chiesa stessa; l’attenzione all’unità e insieme alla diversità nei rapporti ecclesiali; la sottolineatura della totalità e del reciproco riferimento delle funzioni profetica, sacerdotale e regale; e, infine, il significato della figura cristiana della salvezza da mostrare nella concreta prassi pastorale.
€ 4,00
Camminare insieme, nella Chiesa
digital

Anno:
2006
L’articolo di don Roberto Repole, docente alla Facoltà teologica di Torino, procede dalla non difficile constatazione che una certa coscienza sinodale si è andata allentando in questi ultimi decenni, è cioè diminuito, a diversi livelli della vita ecclesiale, «il bisogno di consultarsi, di dialogare autenticamente, di ascoltarsi, di scambiarsi i punti di vista e, all’occorrenza, di decidere insieme». Naturalmente, sottolinea l’Autore, la Chiesa non è da confondersi con una società democratica. Insieme, l’istanza democratica, connaturata alla cultura in cui viviamo, va ‘metabolizzata’ nella Chiesa, secondo la specificità di quest’ultima. A questo livello, teologico ed ecclesiologico, si situa la proposta dell’Autore quando rileva che la necessità per la Chiesa di ‘camminare insieme’ si radica nella relazione che Dio intrattiene con gli uomini. A ciascuno Dio distribuisce infatti, in modo personale e singolare, i suoi doni. Non valorizzarli mortifica l’inesauribile ricchezza che la grazia suscita nella Chiesa e porta a interpretare l’unità come uniformità.
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