Ad alcuni mesi dall’elezione alla presidenza della CEI, abbiamo chiesto un’intervista al card. Matteo Zuppi per la nostra rubrica «Senti chi parla», a proposito delle questioni che attraversano la Chiesa italiana, per come gli appaiono all’inizio del suo mandato. Il colloquio si è incentrato sui principali temi che segnano l’attuale stagione ecclesiale, dall’esercizio del sinodo, alla condizione dei ministeri, in particolare della figura sacerdotale. Le domande toccano anche i temi più vasti del futuro della Chiesa italiana, della missione e del rapporto con la realtà culturale e sociale, sempre in rapida evoluzione. Le risposte disegnano una figura di Chiesa che trova sé stessa nella concreta attenzione ai bisogni delle persone e nel coltivare con attenzione le relazioni, stile che rappresenta un’indicazione anche per l’esercizio del ministero ordinato: «Dobbiamo imparare di più la sinodalità, anche noi preti. La sinodalità, non solo non toglie nulla al clero, ma, sono certo, aiuta a ritrovare il senso della nostra chiamata e del nostro servizio».
Pubblichiamo qui l’Introduzione spirituale che p. Tomáš Halík (teologo e filosofo della Repubblica Ceca, docente all’Università Carlo di Praga, autore dell’importante saggio Pomeriggio del cristianesimo, pubblicato di recente da Vita e Pensiero) ha tenuto all’Assemblea continentale europea del Sinodo tenutasi a Praga dal 5 al 12 febbraio scorso. Halík propone una visione di ampio respiro del ‘viaggio’ che si prospetta alla Chiesa europea. Per raccogliere le sfide che le si annunciano attraverso i segni di questo tempo, occorre avviare la «trasformazione della Chiesa in una comunità dinamica di pellegrini che abbia un impatto sul destino dell’intera famiglia umana». La condizione perché ciò avvenga è l’incarnazione della fede in una cultura vivente, nel modo in cui le persone oggi pensano e vivono. In particolare, sottolinea l’Autore, per rivitalizzare il cristianesimo europeo, va dedicata singolare cura alla spiritualità e alle nuove forme che sta assumendo nella nostra cultura.
Il conflitto fra Federazione Russa e Repubblica Popolare Ucraina non conosce cenni di attenuazione e, al volgere del primo anno di combattimenti, torna a riproporre la complessa serie di interrogativi etici che l’hanno accompagnato fin dal suo sorgere. Don Aristide Fumagalli, docente di Teologia morale presso il Seminario di Venegono e la Facoltà teologica di Milano, presenta qui una dettagliata e preziosa disamina dei criteri etici che la Dottrina sociale della Chiesa propone al discernimento morale dei credenti. Sullo sfondo dell’inequivocabile e insistita condanna della guerra da parte del Magistero contemporaneo della Chiesa, hanno posto anche argomenti che cercano di declinare questo principio fondamentale in situazioni particolari – la legittima difesa, l’ingerenza umanitaria –, e anche quelli che raccomandano forme di alternativa alla guerra – disarmo, sanzioni, nonviolenza – e infi ne le auspicabili strategie volte a eliminare in radice le cause che originano i conflitti, soprattutto situazioni strutturali di povertà, sfruttamento e ingiustizia. «A fronte di una guerra purtroppo in corso, i cristiani possono essere in dubbio circa il modo in cui ricercare la pace, se ricorrendo alla difesa armata o alla difesa nonviolenta, e giungere a un diverso esito del discernimento. Invece che screditarsi a vicenda, sarà opportuno che si mantengano in dialogo così da arricchirsi e correggersi vicendevolmente nelle proprie valutazioni».
Il bel saggio di Duilio Albarello, presbitero della diocesi di Mondovì, docente di Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Fossano, propone una lettura sintetica del magistero di papa Francesco legando i temi di fondo che lo caratterizzano – misericordia e sinodalità – in un unico movimento. Esso serve a mostrare che la fede cristiana è ancora capace di reggere la prova della vita, munita di temi e ragioni che, scaturiti dal Vangelo, si presentano come credibili e comunicabili all’interno della cultura attuale: «La convinzione riproposta con ostinazione nel magistero di papa Francesco è appunto che restituire il primato al “principio-misericordia” costituisca la condizione necessaria affinché tale sfida possa essere raccolta con efficacia dalla comunità ecclesiale. […] Intraprendere in maniera convinta il percorso sinodale può rappresentare un’occasione formidabile per allenarci come credenti e come Chiesa a testimoniare questa verità, che sta al centro della “notizia” cristiana: la misericordia ha sempre la meglio, perché è lo stile del Dio di Gesù Cristo».
La domanda religiosa e la ricerca spirituale sono in continua evoluzione e, come evidenziano le ricerche sociologiche, sempre meno intercettate dalle Chiese, contribuendo a popolare una sorta di ‘area grigia’, marginale rispetto alle istituzioni, tuttavia densa di interrogativi ‘ultimi’ e ‘penultimi’ sulle questioni che riguardano l’esistenza. Don Cristiano Passoni, presbitero della diocesi di Milano e assistente generale dell’Azione Cattolica Ambrosiana, propone la questione di come il ministero ecclesiale possa prendersi a cuore e intercettare l’attuale domanda spirituale. La riflessione, dopo avere contestualizzato il tema nelle recenti metamorfosi culturali, analizza le principali domande registrate nel mondo degli adulti e offre due piste di avvicinamento, l’ascolto spirituale e la cura dell’ordinario: «Consolare, recare sollievo come è possibile, è il modo per vivere in se stessi e riaprire negli altri la domanda di fede. Più generalmente è un modo per vivere la fede».
Le difficoltà che attraversa il ministero sacerdotale, sintomatiche anche nel calo numerico delle ordinazioni e dalla frequenza degli abbandoni, trovano interessanti motivi di riflessione in questo intervento di Paola Bignardi, pubblicista, membro del Comitato di indirizzo dell’Istituto Toniolo, per il quale coordina l’Osservatorio Giovani. A partire dagli esiti di una recente indagine condotta dai Responsabili dei seminari del Triveneto, lo studio mette a fuoco il modello formativo dei seminari confrontandolo con il profilo pastorale, spirituale e antropologico dei seminaristi, rivelando alcuni punti di tensione e di contraddizione. Essi sono tali da mettere in questione la stessa impostazione di fondo dei seminari e suscitare così la domanda sull’adeguatezza dell’attuale sistema formativo: «Se la fede non si trasmette ma si genera, – anche la formazione al ministero avviene dentro un processo analogo – non è conformazione a un modello, ma elaborazione continua e creativa di un modo, uno dei modi possibili, di essere preti oggi».