L’intervento di mons. Luca Bressan, pastoralista, vicario episcopale della diocesi di Milano e membro della redazione della Rivista, apre il dossier ‘I preti e i soldi’ con un’ampia riflessione sulle condizioni attuali di esercizio del ministero presbiterale. All’interno del quadro descritto, l’autore segnala a più riprese come il peso della gestione pratica delle strutture religiose, peraltro sovente sovradeterminate e simbolicamente inefficaci e fraintese, comporti un forte carico di fatica che va ad aggiungersi al già gravoso impegno di mantenere attivo il reticolo parrocchiale. La stessa forma attuale del sostentamento del clero, che obiettivamente svincola economicamente il prete dalla sua comunità, non fa che favorire e consolidare il ruolo di gestore di servizi religiosi indotto dalla situazione. La condizione di cambiamento tratteggiata rende urgente fornire un ampio quadro di comprensione della situazione ecclesiale che collochi questo processo dentro le coordinate fondamentali dell’identità presbiterale del ‘prete del domani’. Essa non può che essere spirituale ma, a propria salvaguardia, invoca strumenti che permettano di liberare tempo ed energie per occuparsi dei «germogli di una forma ecclesiae in gestazione».
Il tema dei ‘soldi dei preti’ viene qui affrontato dalla intensa e partecipe riflessione di don Claudio Margaria, parroco di una piccola e complessa comunità pastorale della diocesi di Saluzzo. Il contributo si dipana nei toni esistenziali e spirituali che derivano da una personale esperienza del ministero, letta alla luce di essenziali criteri evangelici. La meditazione affronta coraggiosamente un tema ordinario e basilare per la vita di tutti, sacerdoti compresi: quello dei ‘miei soldi’. Esso, nota l’autore, trova diffi cilmente spazi di parola e condivisione fra preti, pur riguardando una questione cruciale, più profonda e significativa di quanto comunemente stimato: «Il prendere o riconoscere qualcosa come “mio” dà forma non solo alla relazione alle cose, ma anche a ogni relazione che compone la vita. Credo che sia a questo livello di profondità che il tema ci porti e dove dobbiamo addentrarci».
Sono passati più di trent’anni dall’entrata a regime del nuovo sistema italiano del sostentamento del clero. Monsignor Mauro Rivella, canonista, parroco e vicario episcopale per gli Affari economici dell’arcidiocesi di Torino, riprende capisaldi e linee fondamentali della riforma, analizzando la questione a partire dai fondamenti scritturistici e dai precedenti storici, accennando alle soluzioni adottate in altri paesi europei e individuando pregi e limiti del modello italiano. La grande disponibilità di denaro proveniente dai flussi dell’otto per mille ha reso quasi esclusivo questo canale di finanziamento offrendo grande stabilità e serenità all’azione pastorale, ma correndo forse il rischio di allentare il rapporto con le comunità, poco stimolate a farsi carico del mantenimento dei loro sacerdoti.
La possibilità di una serena pratica del ministero pastorale viene sempre più ostacolata dalle crescenti incombenze che gravano sul parroco a motivo del suo ruolo di rappresentante legale e amministratore dei beni parrocchiali. La riflessione di don Giacomo Incitti, sacerdote diocesano e ordinario nella facoltà di Diritto canonico dell’Università Urbaniana, esplora alcune forme di organizzazione del ministero che consentano l’impiego di strumenti di corresponsabilità, alleggerendo il parroco dei problemi economici-amministrativi e nel contempo permettendo ai fedeli laici di esercitare una reale corresponsabilità. L’autore sottolinea come «la normativa canonica offra al parroco strumenti pratici (delega, procura, economo parrocchiale) con i quali amministrare la parrocchia valorizzando non solo le competenze tecniche dei fedeli, ma la loro titolarità a esercitare il munus regendi».
Mons. Donato Negro, vescovo di Otranto e presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, illustra qui il significato dell’impegno per il sostegno economico alle necessità della Chiesa, in linea con le traiettorie pastorali indicate da papa Francesco e con i valori guida della solidarietà e della sussidiarietà proposte dalla Dottrina sociale della Chiesa. Il «sovvenire» si inquadra nel contesto dell’educare al senso sociale, all’attenzione per il prossimo, alla solidarietà e alla condivisione. Si propone anche come atteggiamento nel quale «educare al senso sociale ecclesiale, all’attenzione per il prossimo nella comunità ecclesiale, alla solidarietà tra battezzati, alla condivisione tra le famiglie che formano la più grande famiglia parrocchiale e diocesana e l’intera Chiesa cattolica, con particolare attenzione alle diocesi più bisognose».
Pubblichiamo qui la seconda parte del bel saggio di mons. Giuseppe Angelini, noto teologo moralista e parroco, dedicato al tema del nascere, questione la cui latenza nella comunicazione pubblica giustifi ca una vigorosa ripresa. Densi cenni alla tradizione biblica suggeriscono quale sia la prospettiva di un approccio fenomenologico al tema della nascita. Nel contesto della Bibbia esso viene istruito a partire dallo schema promessa-compimento e più in generale nella esperienza esodica: «Il modello qui proposto per la comprensione della legge aiuta a intendere la stessa vicenda di vita di ogni nato di donna; essa è come un esodo». La Chiesa – ricorda l’autore – ha una responsabilità particolare riguardo a tale sapienza, sia per motivi legati alla situazione storico religiosa presente sia per motivi legati alla missione di sempre.