Nella nostra vita, personale e collettiva, sembra essersi affievolito l’orizzonte della speranza. Il futuro ci appare troppo incerto e indecifrabile, se non minaccioso. Finiamo così per appiattirci sul presente. Ma senza speranza la vita si spegne. Queste difficoltà obbligano i credenti a purificare l’immagine che hanno della speranza, spesso a buon mercato e ‘leggera’. Il sacerdote e poeta José Tolentino Mendonça, una delle voci più autorevoli e note della cultura cattolica portoghese, in questo suggestivo articolo tesse un vero e proprio elogio della speranza, accettando la «prova del fuoco della disperazione», non ignorando l’enigma e l’assurdo della nostra storia, ma integrandoli nella visione di una speranza «umile, silenziosa, matura». In questo percorso l’Autore si ispira all’apostolo Paolo e al suo «sperare contro ogni speranza», quell’aprirsi disponibile al nuovo di Dio che ha in Abramo la sua figura umana paradigmatica e in Gesù Cristo il compimento pasquale, l’«icona della speranza che siamo chiamati a portare con noi nel tempo, accada quello che accada».
Il tema della misericordia di Dio è senza dubbio uno dei più qualificanti del magistero e della prassi pastorale di papa Francesco, tanto da costituire l’oggetto del Giubileo appena indetto per il 2016. La misericordia è stata evocata in modo particolare durante il Sinodo straordinario sulla famiglia, nei dibattiti che l’hanno preceduto, accompagnato e seguito, soprattutto a proposito dell’accesso all’Eucaristia da parte dei divorziati risposati. Su questo importante tema ospitiamo uno studio di don Gianni Colzani, docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, che, dopo aver accennato allo sfondo storico-salvifico e teologico del tema, illustra le diverse posizioni al riguardo (segnatamente del card. Kasper e del card. Müller), aiutando a comprenderne le differenti ragioni, ultimamente attorno al nodo del rapporto tra dono della vita divina instaurato dai sacramenti, e libertà umana che lo accoglie.
La parrocchia, già dall’undicesimo secolo struttura di base della cristianità, si trova oggi messa in questione dal radicale cambiamento nel rapporto fra la Chiesa e la società che negli ultimi decenni ha definitivamente segnato la fine di un’epoca. L’interessante contributo del prof. Arnaud Join-Lambert, docente di Teologia pastorale e liturgia presso l’Università Cattolica di Lovanio, riflette sulle modalità con le quali oggi, nella situazione di post-modernità, la parrocchia possa tener fede all’obiettivo originario, quello di proporre un cristianesimo ‘per tutti’. La riflessione si sviluppa nel confronto con le recenti esperienze delle Citykirchen del Nordeuropa (iniziative ecclesiali in ambiente urbano, rivolte alle ‘periferie esistenziali’ e alle persone situate ai margini della Chiesa) e approfondisce alcuni sentieri caratterizzati dalla ‘liquidità’ dell’attuale società europea, secondo l’ormai celebre categoria del sociologo Zygmunt Bauman. L’autore ritiene infatti che una seria riflessione intorno al carattere ‘liquido’ dei rapporti sociali sia premessa fondamentale al fine di «proporre alcune ipotesi perché il Vangelo possa continuare a essere annunciato a tutti, nei minimi anfratti della società occidentale, secondo le modalità di socializzazione e le espressioni culturali dei nostri tempi».
Chi fa esperienza costante della preghiera e ha la responsabilità di educare alla sua pratica, ne conosce le difficoltà, soprattutto in relazione alla sensibilità spirituale di questo tempo. La retorica edulcorata di certi discorsi sulla preghiera suona falsa quando «si è camminato a lungo a piedi nudi nel deserto del quotidiano». Don Antonio Montanari, docente di Storia della spiritualità presso la Facoltà teologica di Milano e Padre spirituale del Seminario di Pavia, in questa nota puntuale e persuasiva invita a non scoraggiarsi di fronte alla mancanza di freschezza che non di rado affligge il cuore. Occorre guardare apertamente limiti e lacerazioni dei vissuti, discernerli attentamente e maturare la pazienza dei tempi lunghi. La parola di Dio, la sua meditazione, la memoria di essere nel cuore di Dio faranno il resto, consentendo di abitare l’interiorità, e di ricevere la pace che viene dallo Spirito.
L’intervento di Paola Bignardi, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Toniolo e già presidente dell’Azione Cattolica Italiana, presenta il significato della 91a Giornata dell’Università Cattolica, che si celebrerà il prossimo 19 aprile e sarà dedicata ai giovani. In un momento come quello odierno, diventa sempre più importante la qualità della presenza dell’Università Cattolica quale incubatrice di cultura e valori per le nuove generazioni, che ormai rappresentano un’autentica ‘periferia’ rispetto agli interessi sociali, politici, economici, educativi del nostro tempo. Anche attraverso tale impegno si rinnova il servizio che l’ateneo dei cattolici offre al nostro Paese e alla Chiesa italiana.