Nuova evangelizzazione e pastorale degli adulti
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Abbiamo assistito in questi ultimi anni alla rapida erosione dei linguaggi
e dei gesti elementari per comunicare il senso delle cose di
ogni giorno che, come tali, determinano la strutturazione dell’identità
di singoli e società. Da questo processo non sono certo escluse le
questioni e le pratiche della fede. La pastorale odierna più avvertita
cerca di ovviare con generosità a questo scollamento, grazie ad approcci
diversi, riferiti alla ‘nuova evangelizzazione’ e declinati come
‘primo’ o ‘secondo annuncio’ e ‘modello catecumenale’. A volte però
questi nuovi stili pastorali rischiano di segnare una rottura netta con
la pratica religiosa ancora in corso. Don Giovanni Cesare Pagazzi,
docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia
Settentrionale di Milano, mette in guardia da questo pericolo, riprendendo
dalla Scrittura note di metodo e di stile che offrono un sicuro
riferimento ai pur necessari processi di innovazione pastorale.
A partite dal movimento fondamentale di novità e ripetizione – la
Bibbia non procede per sostituzioni, ma sempre per riprese – lo
studio sottolinea a mo’ di necessari corollari la capacità evangelica
di stimare l’interlocutore e il saper scegliere ‘prese’ antropologiche
sicure (che sappiano sostenere una ripresa della fede), come la generazione,
l’abitazione, il nutrimento, le tensioni dell’età di mezzo.
Secondo questa prospettiva tutti «gli adulti a noi affidati – risultato
di stili e metodiche pastorali che potremmo considerare un po’
stanche e di esperienze complesse e poco decifrabili – permettono
comunque una presa, propiziante la nostra ri-presa la quale quindi
non parte da un “punto zero”, ma da un vissuto storico, comprendente
magari un itinerario (un po’ confuso e ambivalente) di fede».
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