Penitenza: che fare? Oltre la crisi della prassi penitenziale
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La denuncia e la meticolosa analisi dei motivi della vistosa crisi del
sacramento della Penitenza hanno ormai fatto il loro tempo. La stagione
attuale dovrebbe invece essere orientata dalla preoccupazione
di fare almeno ciò che onestamente è possibile realizzare. Guidato
da questa premessa, don Alberto Carrara, parroco, ora delegato episcopale
per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale nella
diocesi di Bergamo, propone alcune rifl essioni sull’odierna crisi della
prassi penitenziale. Il primo evidente motivo di difficoltà è ravvisato
nella diffusa inadeguatezza celebrativa: «il rito della Penitenza si
è progressivamente, lentamente destrutturato», si è «scarnificato»
perdendo in parte i suoi connotati ‘oggettivi’, rituali, e ciò ha gradualmente
contribuito a trasformarlo in un confronto personale con
il confessore. Don Carrara peraltro valorizza il risvolto positivo di
questo mutamento cogliendo come il quarto sacramento si ponga
così come il luogo di incontro di un doppio movimento, dal rito alla
vita e viceversa. Questa nuova domanda dei fedeli potrebbe essere
colta come portatrice di istanze di riforma della pratica penitenziale,
come già accaduto nella storia di questo sacramento, le cui forme
celebrative sono molto mutate lungo i secoli.
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