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Vita e Pensiero

Teologia e comunicazione del Vangelo digital Teologia e comunicazione del Vangelo
Anno: 2005
Pubblichiamo la prolusione ai corsi di Introduzione alla Teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Milano, recentemente tenuta da mons. Giuseppe Betori, Segretario generale della CEI. L’intervento affronta il tema del significato e del ruolo della teologia nella trasmissione della fede, analizzando in profondità il carattere essenzialmente comunicativo della rivelazione e della stessa fede cristiana. Si tratta di una lettura radicata nell’ambiente ecclesiale italiano, che suggerisce alla teologia «l’impegno a dare corpo a una figura di cristianesimo che sappia far valere tutte le ragioni di plausibilità della fede alla mente e al cuore dell’uomo e della donna contemporanei, interrogandosi anzitutto su come stabilire forme efficaci di comunicazione del Vangelo nel nostro tempo». Al teologo spetta quindi il compito di legare riflessione e vita di fede, evitando quell’autoreferenzialità che contraddirebbe la natura propria della teologia.
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I segni della chiamata. La vocazione di Pietro in Lc 5,1-11 digital I segni della chiamata. La vocazione di Pietro in Lc 5,1-11
Anno: 2005
Il testo che presentiamo approfondisce, a partire dall’analisi del noto episodio della chiamata di Pietro di Lc 5, alcuni caratteri generali della vocazione cristiana. Don Franco Manzi, docente di esegesi presso il seminario di Venegono (Mi), ricava dal testo lucano almeno due preziose indicazioni: anzitutto il radicamento storico-biografico – «drammatico» – della risposta alla chiamata di Gesù; in secondo luogo il superamento di una concezione della vocazione come autonoma determinazione personale del credente, a prescindere dai segni dello Spirito santo. Infatti, sottolinea don Manzi, «anche dal punto di vista della nascita e della maturazione “drammatica” delle molteplici vocazioni ecclesiali, il primo dei segni per riconoscere la presenza attiva del Signore risorto e, dunque, anche per sentire e discernere correttamente la sua chiamata alla multiforme sequela, è la Chiesa».
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«A pensar bene degli altri non si sbaglia mai». Sei passi verso buone relazioni pastorali digital «A pensar bene degli altri non si sbaglia mai». Sei passi verso buone relazioni pastorali
Anno: 2005
La pastorale quotidiana è intessuta anzitutto di relazioni e la sua efficacia dipende molto dalla qualità dei legami che riesce a coltivare. Questa convinzione caratterizza il contributo dei coniugi Gilberto Gillini e Mariateresa Zattoni, consulenti psicologi e docenti presso l’Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia di Roma. La loro riflessione sviluppa la prospettiva psicologica che, in determinati tipi di relazione, la migliore definizione di sé passa attraverso la propria migliore definizione dell’altro. Se ciò sta, si comprende quindi che, anche nel complesso ambito pastorale odierno, la ricerca della valorizzazione dell’altro rappresenta il primo passo per instaurare una relazione feconda nel comunicare la fede. Gli Autori guidano alla scoperta di questa piccola verità, convinti di non proporre solamente una strategia vincente, ma di suggerire uno stile di relazione positivo ed evangelico, sul modello di quello vissuto da Gesù.
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La spiritualità ‘interconfessionale’. Storia e ispirazione delle Società Bibliche digital La spiritualità ‘interconfessionale’. Storia e ispirazione delle Società Bibliche
Anno: 2005
Pubblichiamo la seconda parte dello studio sulle Società Bibliche di C. Buzzetti e G. Bachelet (cfr. 1/2005, pp. 53-62), dedicata alla spiritualità di chi se ne fa promotore. Fondata sul servizio alla diffusione della Parola, che precede e relativizza le particolarità confessionali, essa ha i caratteri di un’autentica educazione al primato della Parola su ogni altra realtà. L’analisi si concentra poi sulla situazione italiana, in particolare sul laicato cattolico, per verificare la possibilità che la spiritualità interconfessionale possa diffondersi maggiormente in un contesto dove peraltro la Società biblica italiana ha già raggiunto lusinghieri obiettivi.
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Da persona a persona. Un’esperienza di parrocchia missionaria digital Da persona a persona. Un’esperienza di parrocchia missionaria
Anno: 2005
«Da persona a persona»: è il tratto saliente di quel volto missionario che i vescovi chiedono alle parrocchie italiane di assumere (cfr. CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 6). Per continuare a trasmettere la memoria cristiana, per continuare ad annunciare in modo efficace il Vangelo, le parrocchie sono chiamate a rilanciare, a tornare a scommettere su quella che è la loro identità profonda, la loro funzione primaria: far vivere la tradizione cristiana dentro il tessuto quotidiano della vita della gente, laddove si costruiscono quei legami sociali primari che strutturano la base, il tessuto portante della società, della cultura, e anche della Chiesa. Dentro questo quadro, l’esperienza della parrocchia di Pentecoste (periferia di Milano), raccontata dal suo parroco (don Alberto Bruzzolo) al Convegno missionario nazionale dello scorso settembre, ci è sembrata uno stimolo significativo. È capace infatti di mostrarci in termini semplici e molto quotidiani (e per questo efficaci) cosa significa immaginare una vita parrocchiale che fa del principio «da persona a persona» il proprio punto di riferimento, il cardine della propria progettazione pastorale e della propria vita ecclesiale. Mostrandoci anche i guadagni di una simile operazione. In primo luogo, una reimpostazione della parrocchia a partire da questo suo tratto saliente può essere l’occasione attesa per dare maggiore slancio alla recezione dentro la nostra pastorale di quegli elementi che il Concilio Vaticano II ha inteso collocare come assi portanti della vita ecclesiale: l’ascolto comune e condiviso della Parola, il primato della celebrazione eucaristica domenicale, una comunità cristiana locale che si sente e si presenta come popolo di Dio che nel quotidiano testimonia la salvezza che Dio ci ha donato nel suo Figlio, Gesù Cristo. In questo caso, il principio «da persona a persona» suona come un invito: è proprio ogni singolo cristiano il destinatario di questi doni, di questi tesori che la Chiesa custodisce e trasmette. Ed è compito della parrocchia farsi carico della comunicazione di questi doni nel tessuto dimesso e abitudinario della vita di tutti i giorni, nel reticolo frequentato e quasi consunto dei nostri tragitti quotidiani. In secondo luogo, reimpostare la parrocchia sull’asse «da persona a persona» significa esaltarne ulteriormente quella dimensione missionaria già più volte richiamata e messa in luce dai vescovi italiani. Ricordando in questo caso che i confini dell’istituzione parrocchiale non devono (non possono) coincidere con quelli delle sue strutture murarie, ma semmai con quelli tracciati dalle persone che vivono nel suo spazio, che questo suo spazio lo attraversano, e che da questo attraversamento si attendono comunicazione di speranza e di salvezza. Più ancora, «da persona a persona» suona come un monito alla parrocchia, perché sappia portare sino a questo livello la tensione missionaria che anima tutta la Chiesa, e che la rende testimone in ogni luogo, anche nel più piccolo ed isolato, di una comunione universale che lega ogni tempo e ogni spazio all’unica Chiesa di Cristo che attraversa la storia e le culture. Da ultimo infine, «da persona a persona» si presenta come un invito al realismo. Ricorda cioè alla parrocchia quello che essa è: una istituzione incaricata di rendere visibile la Chiesa nella storia degli uomini; ma non la sola istituzione a cui è affidato il compito di rendere visibile la totalità del mistero della Chiesa, la sola istituzione a cui è chiesto di annunciare il messaggio cristiano nella sua globalità. «Da persona a persona» indica una dimensione imprescindibile dell’annuncio del Vangelo, non il suo esaurimento. Accanto alla parrocchia è giusto e doveroso che ci siano altre figure ecclesiali, altre forme per dire in modo comunitario e partecipato il ‘noi’ ecclesiale, il ‘noi’ della fede cristiana. Accanto, tuttavia, e non in sua sostituzione, secondo quella logica di una pastorale integrata che il documento della CEI ha ultimamente inteso mettere in rilievo. Alla luce di queste semplici sottolineature si può comprendere ancora meglio il carattere esemplificativo della testimonianza dell’esperienza parrocchiale di Pentecoste, la sua funzione di stimolo: come questa, anche altre parrocchie italiane possono impegnarsi in una operazione di rilancio della propria identità primaria, di quella dimensione particolare «da persona a persona» che fa di queste istituzioni il punto più avanzato, la frontiera più esposta della Chiesa, nella sua azione di innervamento del cristianesimo dentro la società e la cultura. Senza alcuna intenzione obbligante, un simile racconto è piuttosto un invito a tentare le strade di un rinnovamento pastorale che intende coniugare semplicità e fedeltà evangelica, fattibilità e testimonianza ecclesiale, attenzione agli ultimi e disponibilità a tutti, attenzione alle istituzioni e amore per la Chiesa.
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Una nuova vitalità per la Chiesa. Sulla recezione del Concilio Vaticano II in Italia digital Una nuova vitalità per la Chiesa. Sulla recezione del Concilio Vaticano II in Italia
Anno: 2005
Padre Martina, noto storico della Chiesa, gesuita, offre in queste pagine una sorta di mappatura degli effetti più significativi del Vaticano II sulla Chiesa italiana. L’intento non è la sintesi di una lettura interpretativa, ma la descrizione di molti aspetti di vitalità che il Concilio ha generato nel nostro Paese, permettendo di «superare più facilmente la crisi» determinata dalla difficile congiuntura epocale. A quarant’anni dall’assise conciliare, questo sguardo a ritroso dovrebbe confermare la nostra speranza nello Spirito che guida il popolo di Dio nella storia.
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La cattedra e il pulpito. La lezione di Romano Guardini digital La cattedra e il pulpito. La lezione di Romano Guardini
Anno: 2005
In queste pagine viene rievocata la figura sempre attuale di Romano Guardini, uno dei più grandi pensatori cattolici del Novecento. Daniele Vinci (giovane laureato dell’Università Cattolica) la ripropone sotto un’angolatura molto significativa, facendo parlare Guardini stesso a proposito delle sue omelie e lezioni. Ne risulta un ritratto suggestivo, una lezione vivente circa il modo con cui disporsi alla predicazione. La cura, il rigore, l’attenzione alla verità, il predisporsi obbediente alla sua manifestazione appaiono, attraverso l’esempio di Guardini, ingredienti indispensabili per prepararsi all’esercizio del ministero della Parola, nelle sue diverse forme.
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Il «fiume inondatore» della politica. Sull’indipendenza delle istituzioni digital Il «fiume inondatore» della politica. Sull’indipendenza delle istituzioni
Anno: 2005
È sotto gli occhi di tutti il grave deperimento della politica nel nostro Paese. Il fenomeno, di dimensioni trasversali, ha la sua radice in una logica faziosa, incurante di quel riferimento al bene comune (categoria chiave della Dottrina sociale della Chiesa) che trascende le singole parti e che è presupposto indispensabile della convivenza civile e della dialettica politica. La riflessione condotta da Gabrio Forti (docente di Diritto penale e Criminologia all’Università Cattolica di Milano) mette in luce il valore essenziale delle istituzioni e della loro indipendenza, e insieme le insidie a cui esse sono oggi esposte. Sullo sfondo si coglie il rischio di un’invasività totalizzante del potere politico e di una conflittualità patologica che tende a lacerare e logorare il Paese.
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Nessuno gli chiese: «Cosa desideri?» digital Nessuno gli chiese: «Cosa desideri?»
Anno: 2005
Il desiderio di Dio (o più frequentemente la volontà di Dio) è espressione facilmente esposta a fraintendimenti. La sua qualità cristiana non è ovvia. La nota di don Davide D’Alessio (docente di Teologia fondamentale al Seminario di Venegono, Milano) ha il pregio di ricordarcelo attraverso un sapido percorso che dalle prime pagine della Genesi, attraverso Giobbe, giunge ai racconti evangelici. Gesù suggella un’immagine di Dio non come «un Padrone prevaricatore e inaffidabile che toglie la vita», ma come colui che si consegna nelle mani dell’uomo per amore. Solo nel gesto della Croce va compreso che cosa sia la volontà di Dio.
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Donne nella Bibbia digital Donne nella Bibbia
Anno: 2005
L’articolo della giornalista Silvia Giacomoni propone una lettura al femminile di alcune figure di donne dell’Antico Testamento, evidenziando un modo non abituale,intelligente e acuto, e insieme libero e personale, di avvicinarsi alla Scrittura. L’autrice fa soprattutto parlare i testi di una versione libera e attualizzante dell’Antico Testamento da essa stessa pubblicata l’anno scorso, con notevole successo, presso l’editrice Salani. Il testo riproduce una relazione tenuta al Convegno tenutosi nel febbraio scorso presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca sul «Ruolo delle donne tra religione, politica, libertà di pensiero nelle culture del bacino del Mediterraneo». Gli atti saranno raccolti nel secondo fascicolo dei «Quaderni Nangeroni», che verrà pubblicato alla fine del 2005.
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Giovani d’oggi e disponibilità al vangelo. Paradossi per una nuova possibilità educativa digital Giovani d’oggi e disponibilità al vangelo. Paradossi per una nuova possibilità educativa
Anno: 2005
L’adolescenza è per molti aspetti un' 'età segreta’. Chi la attraversa custodisce in modo impenetrabile i propri spazi, i pensieri, un particolare modo d’essere al mondo e di interpretare la vita che non offre chiavi di decodifica all’adulto, specie se emotivamente distaccato. Per questi motivi l’età giovanile costituisce, oggi ancor più di ieri, un serio problema per chi ha a cuore l’incontro delle giovani generazioni col vangelo. Il contributo di don Severino Pagani, responsabile per la pastorale giovanile della diocesi di Milano, offre una lettura sintetica dell’arcipelago esistenziale giovanile. L’intento è soprattutto quello di raccontare, quasi col linguaggio della cronaca diretta, e non di offrire una mappa teorica definita che permetta un sicuro orientamento.Tuttavia l’Autore fornisce alcuni riferimenti importanti: anzitutto la comunicazione del vangelo deve fare attenzione al rapporto tra configurazione sociale del giovane e i suoi processi di identificazione, in secondo luogo va mantenuta salda la convinzione che, per gran parte, le nuove generazioni sono veramente predisposte al vangelo. Si tratta di rinnovare le modalità di comunicazione: «È necessario ritornare a raccontare e a vivere insieme il Vangelo attraverso relazioni educative di reale accompagnamento e di vita concretamente condivisa, in sobrietà, lavoro e preghiera».
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